Il giorno della nuova moschea. L’imam: "Hanno contribuito anche i parroci, lezione di Firenze al mondo”

Percorso a ostacoli giudiziario e burocratico, ma il cerchio è stato chiuso. Preghiere in piazza dei Ciompi

Firenze, 5 aprile 2024 – Oggi è il giorno della nuova moschea. Un giorno storico per la comunità islamica di Firenze. Storico per il tessuto sociale della città. E figlio di un processo di integrazione reale e condiviso su più livelli: dal fedele con in mano il Corano, fino al sindaco con la fascia tricolore in spalla. "È un’emozione per tutti noi, siamo orgogliosi del lavoro fatto, ma soprattutto grati a tutti coloro che hanno speso tempo e denaro per fa sì che questo progetto si realizzasse". Non trattiene la gioia Izzedin Elzir, l’imam di Firenze. In giornata è prevista la consegna delle chiavi alla proprietà della storica sede in Borgo Allegri, la Finvi di Prato, poi la prima preghiera nel fondo di piazza dei Ciompi che era di proprietà di Banca Intesa, e che da oggi diventerà la nuova casa religiosa di tutti i musulmani, "turisti e residenti a Firenze", precisa l’imam.

In molti hanno definito il tira e molla tra proprietà e comunità islamica una sorta di novella dello stento: la prima notifica dello sfratto esecutivo per morosità risale a 2021 dicembre. "Un record", esclama sorridendo l’avvocato Samuele Zucchini, che in questi anni ha curato gli interessi della moschea. "È stato un percorso lungo e difficile, non privo di complicazioni – continua il legale –, e non privo di ostacoli, anche giudiziari, da superare".

Tanti i poliziotti e gli ufficiali giudiziari che hanno bussato alle porte dell’ex garage diventato luogo di culto. Tante le volte che fedeli e imam hanno pensato: "È finita davvero". Un ping pong emozionale (e con la giustizia) che non è mai arrivato a fine partita. L’ultimo sfratto, come i precedenti, è stato rinviato e l’azione che la proprietà dell’immobile aveva instaurato d’inanzi al Tar si è conclusa pochi giorni fa. La Finvi ha infatti vinto la battaglia davanti al tribunale amministrativo in merito alla destinazione d’uso dei locali, che sarà commerciale e artigianale e non culturale e di culto, come deciso con un’ordinanza comunale nel 16 dicembre 2020.

Un cerchio che si chiude insomma. A contrario delle porte della nuova sede che, da oggi, "resteranno aperte a tutti, anche se ci sono ancora dei lavori da terminare e l’inaugurazione avverrà nel mese di maggio".

I due piani dell’ex banca saranno divisi tra luogo di preghiera e archivio. Per un totale di quasi 450 metri quadrati, l’edificio è pressoché spoglio e necessita di qualche ritocco. "Al piano terra i fedeli potranno pregare – spiega la guida religiosa –, mentre per i locali seminterrati stiamo ancora studiando la migliore soluzione". La svolta comunque è di grande portata: per la prima volta la comunità avrà un suo luogo di proprietà (il costo dell’acquisto dell’ormai ex banca è stato di 1,2 milioni di euro), senza essere costretta a pagare nessun affitto.

Da dove vengono tutti questi soldi? "Autofinanziamenti, raccolta fondi, donazioni – continua l’imam –, anche da parte dei parroci cattolici, e questo penso sia la massima espressione di come le religioni possono convivere, crescere insieme, condividere studi e pensieri". Che si preghi in ginocchio o con le mani giunte, la nuova moschea per Izzedin è un simbolo che può andare oltre la sua classica definizione. E può diventare un messaggio universale: "È il risultato di un incontro pacifico e produttivo tra culture e religioni diverse – conclude –, una ’ricetta’ che servirebbe in molte parti del mondo ai giorni nostri".

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