Firenze e la sicurezza: soli in mezzo al nulla, viaggio nel cuore della notte

Dal centro a via Baracca: la nostra cronista sui passi della barista aggredita

Firenze di notte (foto Cabras/New Pressphoto)

Firenze di notte (foto Cabras/New Pressphoto)

Firenze, 26 febbraio 2017 - "Ehi, cosa fai?". Qualcuno si avvicina. Il rimbombo dei passi. In via della Scala siamo soli. Solissimi, se non fosse per il solo minimarket aperto. L’uomo, probabilmente sbronzo vista l’andatura, continua a camminare dietro di noi. Magari è una persona per bene ma è di pochi giorni fa la notizia della ragazza di 24 anni che stava per essere violentata mentre rientrava a casa da lavoro.

Penso: è successo a lei, potrebbe succedere a me. L’ansia sale e il battito cardiaco accelera.

Abbiamo fatto gli stessi tre chilometri di strada della barista di 24 anni, da via della Scala a via Baracca. Firenze non è il Bronx. Ma basta poco per terrorizzare una donna, una donna che la notte è costretta a rientrare sola e a piedi, perché non tutte hanno la macchina, non tutte hanno la possibilità di pagare un taxi.

Basta poco. E’questione di centimetri, di passi che si avvicinano. Della paura che ti assale e ti fa scambiare anche un semplice ciao «per un tentato approccio». L’uomo è sempre dietro di noi. Le luci di una macchina fanno da scudo, una famiglia rientra a casa. Lui si gira e tira dritto.

Da via dei Canacci arrivano delle risate, alcune ragazze accelerano il passo, anche loro hanno paura. Via dell’Albero, invece, è buia: e al buio si spaccia. Dietro le auto, tra i motorini, accovacciati davanti ai portoni. In via delle Porte Nuove le uniche luci confortanti sono quelle che arrivano dal viale. Da un portone poco dopo la fermata dell’autobus sbucano due uomini. Nessun pericolo. Ma le ombre la notte fanno più paura.

Proseguiamo lungo via Toselli, un tintinnio di vetri in frantumi ci fa sobbalzare, quasi all’altezza di piazza Puccini. Due brutti ceffi ci scrutano, uno ha la stazza del camionista, l’altro giaccone aperto e catene al collo. Li scansiamo, perché un conto è fare la prova sul campo, un conto è andare a cercarsele. Piazza Puccini è una enclave silenziosa, un mondo di regole non scritte, fissate solo dagli sguardi impauriti delle ragazze costrette a vendersi. Alle spalle della piazza si prostituiscono i rumeni. Qualche auto si ferma e poi via.

Più su, in via Baracca, due uomini sulla cinquantina litigano in macchina. Un automobilista rallenta: "Sali, ti porto dove vuoi". Poi nessuna voce. Lunghi silenzi sono intervallati da qualche motore acceso. Abbiamo di nuovo la sensazione di essere soli. Solissimi.

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