
Firenze, 4 marzo 2021 - Oltre 20mila, secondo le stime della Filcams Cgil, sono gli addetti del mondo legato al turismo, tra settore ricettivo, pubblici esercizi, beni museali e culturali. Persone e famiglie che si trovano oggi in difficoltà: i più ‘fortunati’ in cassa integrazione Covid o Naspi, gli altri a casa, senza lavoro. Stefania Socci, 58 anni, tre figli, ha sempre lavorato nel settore. "Ho iniziato a 14 anni. Mia mamma lavorava in un hotel – racconta – e io aiutavo nella sala colazioni". E’ stata dipendente di diversi alberghi, un lavoro dignitoso e sicuro in una città come Firenze. Ma negli ultimi decenni le cose sono peggiorate. "Gli alberghi, anche di lusso, hanno cominciato ad appaltare a cooperative. E le condizioni di lavoro sono peggiorate", fa presente la lavoratrice, che negli ultimi sei anni ha lavorato in quattro coop diverse. "Prima di essere licenziata, a febbraio 2020, come cameriera ai piani guadagnavo 5 euro l’ora. Niente tredicesima, né quattordicesima. Niente ferie concordate. Quando calava il lavoro ci mettevano a casa. In sei anni, mai fatte le ferie d’estate". E poi la pressione, il fiato sul collo. "Il vicedirettore dell’albergo ci dava un punteggio per le camere pulite e sistemate che poi passava alla cooperativa. Un’ansia, vivevo con il terrore che qualcosa andasse storto, che mi fosse sfuggito un capello da qualche parte". "Ora sono in Naspi. La cooperativa che ci ha licenziato dovrebbe restituirci le ultime 12 mensilità, ma è in liquidazione. Nel frattempo – conclude Stefania – aspetto che riapra qualche albergo, per vedere se riesco a lavorare un altro po’. Ma solo qualche anno, perché a 58 anni non ce la faccio più".
La situazione è drammatica non solo per i lavoratori. I gestori, soprattutto quelli dei piccoli e medi alberghi della città, non riescono a pagare gli affitti e le loro società, in questo momento, non valgono più niente. "Come sindacato – afferma Maurizio Magi, della Filcams Cgil Firenze – stiamo cercando di scongiurare una tendenza che non ci piace affatto. I gestori dei piccoli alberghi stanno vendendo, ma prima di farlo cessano l’attività. In questo modo possono licenziare i lavoratori e la società eventualmente interessata a subentrare non avrà così i dipendenti in carico". Basta dare un’occhiata su internet per rendersi conto di quante siano le attività alberghiere in vendita. In zona piazza Signoria l’agenzia Luxhomes sta trattando per 12 milioni di euro la vendita di una struttura da 740 metri quadrati, con 5 camere e 5 suite. "Ci sono tanti fondi interessati a investire. Purtroppo esiste anche una potenziale forma di speculazione. Il proprietario di una struttura ricettiva che si ritrova un conduttore che non paga il canone, gli dà lo sfratto e in questo modo – dice Francesco Bechi, presidente di Federalberghi Firenze – riporta nell’immobile anche il valore della società alberghiera".
"Per questo – fa appello Bechi – il Comune dovrebbe fare un provvedimento che obblighi chi sfratta il conduttore a cambiare destinazione d’uso all’immobile, vietando di utilizzarlo come albergo". D’altra parte, per vedere tornare i turisti, si dovrà attendere almeno il 2022. "Quest’estate in giro ci saranno solo italiani, che, come lo scorso anno - sottolinea Giovanpaolo Innocenti, presidente del Consorzio Firenze Albergo – se ne andranno al mare o in montagna, non certo a Firenze. Con un’occupazione delle camere che raggiungerà, forse, il 10 o il 20 per cento molti alberghi non riapriranno nemmeno. Si rischia davvero il dramma sociale".