
di Francesco Querusti
Il nuovo protocollo sanitario per l’attività sportiva giovanile e dilettantistica fa molto discutere. Soltanto agli atleti muniti di Green pass rafforzato è consentita la partecipazione ad allenamenti e partite. Tale disposizione non si applica ai bambinie sotto i 12 anni di età e ai soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica.
Basta invece il Green pass base per coloro che svolgono attività lavorative o di formazione o di volontariato nei luoghi dove si svolge l’attività sportiva come ad esempio allenatori, massaggiatori, fisioterapisti, magazzinieri e altri componenti dello staff, a eccezione degli over 50. Per quanto riguarda l’accesso del pubblico agli eventi sportivi, ora è consentito esclusivamente ai soggetti muniti di Rafforzato, permesso nei limiti della capienza non superiore al 50% all’aperto e 35% al chiuso rispetto alla massima autorizzata.
In riferimento alle nuove norme il presidente del Comitato Toscana della Federcalcio Paolo Mangini ha sollevato un’incongruenza relativa alla posizione di coloro che svolgono attività lavorative, di formazione o di volontariato, rispetto agli atleti che scendono in campo: "La decisione era forse inevitabile, ma provoca un problema di non poco conto. Il rischio è che una percentuale di giovani, in particolare tra i 12 e 15 anni, possa rimanere esclusa dallo sport, in ub momento in cui sarebbe importante invece cercare maggiore socialità. Soprattutto se si pensa che gli stessi ragazzi possono andare a scuola liberamente e praticare sport durante educazione fisica. È un problema non solo sportivo ma sociale, serve la massima attenzione".
Forte si alza la voce delle società che non condividono alcune decisioni dei nuovi protocolli. Maurizio Romei presidente della Settignanese: "Trovo incomprensibile il fatto che i ragazzi a scuola stiano insieme tutti i giorni e nel pomeriggio invece chi non ha il Green pass rafforzato non può fare sport. Questo riferito anche ad autobus e altri spazi al chiuso, mentre nel calcio siamo all’aria aperta. Diamo la possibilità di fare calcio a tutti anche col Green pass base. Lo sport deve essere equiparato alla scuola, è un diritto di tutti. Abbandono dello sport e perdita di identità sono traumi per un giovane atleta. Non abbandoniamoli, ma aiutiamoli nel rispetto della salute di tutti".
Sul problema interviene il direttore generale della Nuova Novoli, Stefano Rossi: "Interrompere e impedire l’attività sportiva può portare ai ragazzi conseguenze di salute fisica e psichica, oltre la socializzazione e si creeranno tanti casi di abbandono. Per una società sportiva è penalizzante il rapporto con tesserati e famiglie, le difficoltà a mettere in campo le squadre senza alcuni giocatori, la richiesta di rimborsi per chi non gioca. Tutto questo dopo un lungo stop dell’attività con solo costi e nessun introito".
Matteo Ermini, società Floria Belmonte Grassina, è allenatore e insegnante scolastico: "Sicuramente il paradosso più eclatante del momento è quello tra il mondo della scuola e quello dello sport, coi ragazzi costretti a vaccinarsi per giocare una partita ma non per entrare in aula, in un luogo al chiuso, dove il ricircolo d’aria non è sempre scontato e dove non tutti portano la Ffp2 nei casi in cui questa diventa obbligatoria. Ricalchiamo le orme di un anno fa, quando eravamo alle prese con le sessioni di allenamento individuale. Credo possa essere una scelta discriminatoria per dei ragazzi che spesso non sono vaccinati per scelta di altri. Lo sport deve integrare e non dividere. Troviamo le giuste soluzioni".