ILARIA ULIVELLI
Cronaca

Niente peluche, meglio pollo e patate. La notte al Meyer sognando i suoi boschi

Il primo desiderio, un pacco di biscotti. Poi le visite con la mamma sempre accanto per vincere la diffidenza per la troppa attenzione

Una foto combo mostra Nicola, il bimbo di 21 mesi ritrovato nei boschi di Palazzuolo

Firenze, 25 giugno 2021 - Non ce l’aveva il peluche. Non gliel’hanno portati gli orsacchiotti morbidosi a quel ragazzo di ventun mesi che la sa già lunga sulla vita pelle a pelle con la natura. Anche perché alla vista di qualsiasi camice candido strillava come un ossesso. L’unica cosa che gli è piaciuta dell’ospedale è stato il vitto dai più detestato. Aveva una fame da lupi, Nicola. Si è avventato sui biscotti spalancando gli occhi e facendoli ancora più grandi di quelli che abbiamo impressi nella memoria e rivediamo nelle foto del suo salvataggio.

All’ospedale pediatrico fiorentino Meyer è arrivato affamato: "Ha mangiato di gusto, la pasta al pomodoro, il pollo e le patate". E "evidentemente infastidito da tutta quella gente intorno", come raccontano in corsia. È rimasto nella degenza di osservazione breve del pronto soccorso per 24 ore, poi è stato dimesso, ieri mattina.

È sano come un pesce. Il bernoccolo in testa non desta preoccupazioni e chissà come se l’è procurato, probabilmente rimbalzando come una pallina nella scarpata. Insomma, meglio non poteva andare. Da tutti gli esami non risulta nulla di rotto, non ci sono contusioni pericolose. Per due ore il suo corpo è stato scandagliato a fondo. "Era arrabbiato, urlava e piangeva, come quasi tutti i bambini: a nessuno fa piacere farsi mettere gli aghi addosso". Si è calmato solo quando è arrivato il cibo.

Riscattato al consiglio della rupe, anche Nicola, come Mowgli nel libro della giungla, ha i suoi amici Baloo, Bagheera, Shere Khan. Non sono orsi né pantere, ma sicuramente gli animali che popolano il bosco gli fanno meno paura degli aghi, dei macchinari ospedalieri che fanno un rumore infernale e della rumba che l’ha salvato ma, nella sua inconsapevole innocenza, improvvisamente accerchiato trasportandolo in un mondo nuovo, totalmente sconosciuto. Con l’elisoccorso.

Nella stanza di degenza è rimasto sempre accanto alla sua mamma: la prima parola che ha imparato a dire, quella che ha chiamato quando ha sentito i rumori del bosco, quando sono arrivati a prenderlo. All’inizio pure lei spaventata: si è fatta una doccia in ospedale, le hanno dato uno spolverino da indossare. Nicola ha dormito tutta la notte. I sanitari hanno sorvegliato senza violare l’intimità. Cos’ha sognato, soltanto lui lo sa. È il suo segreto inviolabile.

Sicuramente non vedeva l’ora di tornare nei suoi posti. Che non ha deciso lui fosssero i suoi ma ora lo sono. Una scelta dei genitori, chissà se ispirata al mito del "buon selvaggio" che Rousseau, più di altri, ha contribuito a veicolare nella convizione originaria che vivere in armonia con la natura e distanti dal progresso preservasse l’uomo dalla corruzione. Qualcuno, fra i sanitari, ha apertamente criticato la libertà concessa al bambino. I rischi che potrebbero derivarne.

"Ancora dice poche parole, ma si fa capire bene, è un bambino molto intelligente", raccontano gli infermieri. Quasi sorpresi per la sua intraprendenza, per quella straordinaria capacità di adattamento, per l’autodeterminazione superiore ai bambini della sua età.

Il bosco di notte non gli ha fatto né caldo né freddo. "Lassù sono a ottocento metri, ma sembra non abbia patito, di sicuro sta meno volentieri qui con noi". Ora è tornato nel suo mondo. Che non è la baita di Heidi con il nonnno. Ma è casa sua.