
I danni dell’alluvione 2023 a Campi Bisenzio
Sono oltre 110mila le imprese dell’area fiorentina chiamate a sottoscrivere entro il 2025 una polizza assicurativa contro eventi catastrofali. Un obbligo pensato per proteggere il tessuto economico da terremoti, alluvioni e tempeste di vento, sempre più frequenti e distruttivi in Toscana. Ma per molte aziende, soprattutto quelle del terzo settore, il provvedimento rischia di trasformarsi in un boomerang: costi elevati, criteri poco chiari e l’assurdità di dover assicurare beni che non appartengono a chi ne ha la gestione.
Il tema è stato al centro di un recente seminario tecnico organizzato dalla Camera di commercio di Firenze a cui ha partecipato anche Giulio Veltri, capo dell’ufficio legislativo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Due testimonianze hanno colpito più di tutte, portando alla luce le contraddizioni della legge: quelle di Melina Ricci e Roberta Rizzi, presidenti rispettivamente delle cooperative G. Di Vittorio e Arca.
"La nostra cooperativa gestisce sessanta immobili non di nostra proprietà – spiega Ricci – tra cui rsa, centri diurni e l’albergo popolare. La legge ci impone di stipulare polizze anche per questi immobili, che restano però di proprietà pubblica. Abbiamo chiesto dei preventivi: si parla di circa 100mila euro all’anno. Una cifra insostenibile per chi, come noi, lavora con margini strettissimi". Una situazione che Ricci definisce "un paradosso giuridico ed economico". "Noi la polizza la paghiamo, ma il valore assicurato è dell’ente pubblico. Al governo chiediamo chiarezza: se dobbiamo stipulare polizze su immobili pubblici, almeno ci sia condivisione con i proprietari. E soprattutto, qualcuno ci spieghi quali sanzioni rischiamo se non ci assicuriamo".
Stesso problema per la cooperativa Arca, che gestisce 160 servizi tra cui 80 nidi e strutture residenziali e semi residenziali. "Per noi l’obbligo è scattato già il 31 marzo – racconta Rizzi – mentre le sanzioni partiranno da luglio. Comprendiamo il senso della norma: se tutti si assicurano, i premi si abbassano. Ma c’è un’enorme sproporzione tra quello che ci viene chiesto e ciò che possiamo sostenere. Dovremmo assicurare edifici storici o di pregio, che non possediamo. E non solo: i nostri operatori raggiungono ogni giorno 800-1000 utenti nelle loro abitazioni. Dovremmo forse assicurare anche le case dei cittadini toscani?".
La domanda, volutamente provocatoria, riassume bene la criticità del provvedimento: "Siamo la mano operativa degli enti pubblici – conclude Rizzi – svolgiamo servizi nei loro immobili, ma adesso tocca a noi coprire i costi assicurativi. È una stortura che va corretta al più presto".