"Punto sulle nuove generazioni sul loro intuito, la passione. Punto al rinnovamento della parola ’musica’, all’ampliamento di un mondo che non deve essere élite, ma alla portata di tutti. E per questo il primo nome che mi viene in mente è Daniele Rustioni giovane e ottimo direttore d’orchestra. E penso anche che Firenze, Lucca, Pisa e Livorno, cioè le città della musica toscane, debbano fare sinergia ed essere unite in un progetto comune". Giorgio Battistelli musicista e compositore, che recentemente ha lasciato non senza strascichi polemici la direzione artistica dell’Orchestra della Toscana (Ort) e che oggi è direttore artistico del Pucciniano, ne ha di cose da dire.
Battistelli: la ’scelta dolorosa’ di lasciare l’Ort molti non l’hanno capita.
"Se dico incompatibilità con la visione e la gestione della direzione generale, mi pare cosa chiara. Mi onora averne fatto parte per anni, ma negli ultimi tempi l’incomprensione è diventata spaccatura insanabile. Visioni contrapposte non possono collimare".
E cioè?
"Condurre un’orchestra come è sempre stata condotta non è per me. Tutto adesso deve essere più veloce, orchestre comprese, con visioni nuove, delineate e definite, in sintonia con l’oggi. Perchè ci sono fantastici musicisti, ma bisogna mirare a orizzonti più ampi in sintonia coi tempi rapidi che viviamo".
E la Fondazione Ort ?
"E’ una meravigliosa organizzazione che però ha idee più conservatrici delle mie. Dunque ci sono contrasti culturali profondi e, direi, insanabili, vista la veduta d’insieme".
Ha lasciato un’ottima dote.
"Sì, devo dire di sì: ho portato grandi musicisti e fatti crescere artisticamente. Come Daniel Harding direttore d’orchestra arrivato a Firenze dall’Inghilterra; fondato Play It il festival il di musica contemporanea e capito il talento di Daniele Rustioni, chiamato otto anni fa, che vedo come successore".
Per il Festival Puccini che programmi ha?
"Individuare il linguaggi del nostro tempo con artisti visivi che hanno a che fare con la tecnologia. Dico: viva Puccini e guai a chi lo tocca, ma bisogna allarghare il perimetro. Le serate debbono essere esperienze di emozioni, tra letteratura, poesia e anche cinema".
Il suo legame con Firenze?
"E’ fortissimo: il mio confessore spirituale sta a San Miniato al Monte. E’ una città strarodinaria dove mi sono trovato bene e lavorare e a vivere".
Lei è spesso citato dal sovrentendente del Maggio, Pereira.
"Nasco compositore e ho scritto più di 34 opere rappresentate in tantissimi teatri, dalla Scala di Milano, fino in Australia, e altrettante produzioni sinfoniche. Ma sono abituato a guardare avanti: il passato serve solo per camminare nel futuro".