Restaurare il Mulinaccio prima che imploda. E’ l’appello dei residenti di San Vincenzo a Torri, che chiedono all’amministrazione di poter recuperare una struttura che è sicuramente un pezzo di storia della città. Fino a poco tempo fa si parlava di un progetto da due milioni di euro (da finanziare) che sarebbe finito in carico per l’intervento al consorzio di bonifica. Ma al momento non c’è altro sul piatto che una volontà espressa prima della pandemia. Il terreno sul quale si trova il manufatto è ancora privato, né ci sono stati intenti chiari da parte dell’amministrazione precedente di muovere un primo passo e provare ad acquisire quell’area, puntando al recupero dei propri luoghi simbolo. Il Mulinaccio è uno dei punti di partenza e arrivo di tantissimi itinerari di trekking sulle colline di Scandicci, un luogo di ritrovo per tante iniziative di socializzazione e culturali che l’amministrazione comunale organizza in Val di Pesa.
Si tratta di un’antica struttura che risale al Seicento. Un mulino a ritrecine che raccoglieva le acque d’uscita di un invaso artificiale fatto per creare un vivaio dalla famiglia Galli, proprietaria della vicina villa dei Lami. Il lago fu svuotato dopo la morte accidentale di alcuni giovani nell’Ottocento. Il mulino è una costruzione semicircolare nata come diga per sbarrare il corso del borro dei Lami. La struttura presenta grandi arcate tonde, parzialmente franate, all’interno delle quali scorrono le acque che alimentavano le macine in pietra alcune ancora sul posto, anche se divelte. La struttura è pericolante, ma è ancora possibile camminare nel corridoio con volta botte situato al terzo piano. Oggi l’acqua dopo aver attraversato alcuni locali esce allo scoperto e forma una cascata che si getta in una pozza circolare sottostante. L’edificio è rimasto lì a segnare quel territorio. Negli anni sempre più cadente, ma dal fascino intatto, il Mulinaccio è diventato non solo un toponimo di San Vincenzo a Torri, ma un luogo culturale di grande interesse. Da tempo ci sono idee per provare a recuperare a fini turistici la struttura, ma mai concretizzate.
Il caso è diventato anche politico con il consigliere Massimo Grassi (Scandicci civica) che ha presentato una mozione dove si impegna il comune all’acquisto del manufatto "dando seguito a quanto dichiarato nel programma elettorale e a far redigere uno studio di fattibilità per il suo recupero, individuando le modalità attraverso le quali renderlo fruibile dalla popolazione. Attualmente la struttura è abbandonata a se stessa ed è a forte rischio di crollo, anche per l’utilizzo improprio che ne viene fatto dalle persone che si avvicinano senza rendersi conto del pericolo delle strutture".
Fabrizio Morviducci