STEFANO BROGIONI
Cronaca

Mostro, la serie tv. La "prima" su Netflix nella notte di Calenzano

Annunciato il lancio della fiction del regista Sollima: sarà il 22 ottobre, lo stesso giorno del delitto delle Bartoline. I primi dettagli nel teaser pubblicato ieri.

La ricostruzione del delitto di Baccaiano. A destra, la “vera“ scena di Vicchio

La ricostruzione del delitto di Baccaiano. A destra, la “vera“ scena di Vicchio

di Stefano Brogioni

FIRENZE

La serie Netflix sul mostro di Firenze uscirà il 22 ottobre, decennale dell’arrivo della piattaforma in Italia. Non è una data qualsiasi neanche per questa storia nera: quella sera, di 44 anni prima, la calibro 22 del serial killer trucidò Susanna Cambi e Stefano Baldi mentre erano appartati in auto nella campagna delle Bartoline, a Calenzano. L’unica, tra le otto coppie sacrificate dal mostro, ad essere ammazzate in autunno.

E con il lancio del teaser, diffuso sui canali sociali del colosso Usa, si comincia a intravedere anche qualche dettaglio dell’idea messa in scena dal regista Stefano Sollima, l’autore di altre fortunate serie come Romanzo Criminale o il film Suburra.

Sollima (alla guida di un cast composto da Marco Bullitta, Valentino Mannias, Francesca Olia, Liliana Bottone, Giacomo Fadda, Antonio Tintis e Giordano Mannu) ha setacciato i verbali delle scene degli otto duplici omicidi e letto le trascrizioni dei processi che si sono susseguiti senza consegnare ai posteri una realtà giudiziaria ben definita.

Dal mini filmato di presentazione si intuisce che il regista è rimasto fedele alla cronologia degli eventi.

E cioè che nell’estate del 1982, dopo quello che si credeva essere il quarto duplice omicidio firmato da una Beretta armata di proiettili Winchester serie H, la pm Silvia Della Monica e il giudice istruttore Vincenzo Tricomi scoprirono che la pistola aveva già ucciso una coppia 14 anni prima, nell’agosto del 1968 a Signa: Barbara Locci ed il suo amante Antonio Lo Bianco. Il killer aveva risparmiato Natalino, il bambino di sei anni di lei. La colonna sonora che accompagna il “teaser“ è "La tramontana", il tormentone di quell’estate: canticchiando la canzone di Antoine, il piccolo Natalino sarebbe stato accompagnato per un paio di chilometri fino alla prima abitazione, da dove poi vennero chiamati i carabinieri.

Un collegamento, quello tra il 1968 e i successivi delitti delle coppie, che tutt’oggi resta uno dei punti più intricati della vicenda: la "pista sarda" che s’innescò dopo quello spunto, portò alla riapertura del delitto di Signa - dove era stato condannato il marito tradito della vittima, Stefano Mele - ma senza alcun risultato. Anzi, il mostro colpì anche quando il caso sembrava risolto - come nel luglio del 1984 a Vicchio - dopo l’arresto dei cognati Mele-Mucciarini, o quando un altro sospettato sardo, Salvatore Vinci, era pedinato dai carabinieri.

Ma chissà se, da qui all’autunno, la storia infinita del mostro non riservi altre sorprese. I giudici della corte d’appello di Genova non si sono ancora pronunciati sulla richiesta di revisione presentata dai legali del nipote del ’compagno di merende’ Mario Vanni, condannato all’ergastolo nella veste di spalla di Pietro Pacciani in quattro duplici omicidi. E in procura a Firenze il lavoro delle pm Ornella Galeotti e Beatrice Giunti non si ferma mai.