
di Stefano Brogioni
FIRENZE
Archiviati. L’ex legionario di Prato Giampiero Vigilanti, 90 anni fra qualche giorno, e il medico fiorentino Francesco Caccamo, un anno di meno, entrano nella storia dell’inchiesta infinita ma ne escono indenni. Il gip Angela Fantechi, in tredici pagine di un provvedimento pensato per più di un mese, ritiene che nell’ultima indagine sugli otto duplici omicidi "non sono stati acquisiti elementi indiziari che consentano l’esercizio dell’azione penale dovendosi escludere non solo che le fonti di prova raccolte siano sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio, ma anche che il materiale raccolto sia suscettibile di un ampliamento e sviluppo dibattimentale che possa consentire di pervenire ad un giudizio di condanna". Tuttavia, il giudice lascia la porta aperta ad eventuali sviluppi futuri, anche nei confronti dello stesso Vigilanti: "L’archiviazione del procedimento non comporta preclusioni di nessun tipo, in qualunque momento nuove emergenze possono condurre ad una riapertura delle indagini, invece un esercizio del’azione penale avventato avrebbe quale esito scontato una sentenza di assoluzione". Tradotto: meglio aspettare piuttosto che fare un processo ’sbagliato’.
La procura sta lavorando ancora, con i carabinieri. Ma di tempo, ne resta poco. Non soltanto per l’età avanzatissima dell’ex indagato, che aldilà dell’ordinanza a lui favorevole resta comunque un personaggio ’interessante’ per gli inquirenti, ma dalle dichiarazioni "inaffidabili" per il giudice.
Niente orma. La distanza dagli anni dell’indagine ha influito anche sulla possibilità di implementare gli accertamenti. Vieri Adriani, l’avvocato delle famiglie delle vittime francesi che ha lottato fino all’ultimo per tenere aperto il fascicolo aperto nel lontano 2014 dal pm Paolo Canessa, voleva ad esempio che si cercasse l’impronta di uno scarpone militare sulla scena del delitto del 1985, in modo da fare il paio con un’altra orma sviluppata dai negativi del delitto del mostro a Calenzano quattro anni prima, quando un’auto rossa molto simile alla Lancia di Vigilanti fu vista sgommare nelle vicinanze.
Ma il tribunale sentenzia: "Nessuna impronta di scarpone risulta fotografata nel sopralluogo dell’omicidio degli Scopeti e, comunque, non vi sono scarponi militari appartenenti a Vigilanti comparabili".
La pista nera. Poi ci sono altre ’stroncature’ di possibili ulteriori attività investigative, contenute nelle opposizioni della parte civile. Su una possibile appartenenza di Vigilanti a servizi deviati o ambienti eversivi (uno dei due figli è stato arrestato nel 1990 con una pistola, ai carabinieri del Ros ha riferito che stava facendo quel ’lavoro’ per conto dei ’Servizi’) "non vi sono elementi concreti che possano ricondurre i delitti oggetto del procedimento alla matrice eversiva" e ugualmente, sempre secondo Fantechi, sono assenti circostanze "che possano indurre a sostenere che i servizi segreti abbiano sottaciuto informazioni rilevanti sui delitti per spostare l’attenzione del paese da eventi di matrice eversiva".
"Parimenti la ricerca dell’arsenale segreto di Vigilanti - prosegue il gip - di cui parla una nota del Sisde, nota che comunque non pare contenere informazioni concrete diverse ed ulteriori di quelle in possesso della polizia giudiziaria, appare indagine neppure proponibile al pm non potendosi suggerire in quale posto eseguire tale attiivtà di ricerca". Anche intercettazioni e pedinamenti a carico di Vigilanti non hanno fatto emergere circostanze sospette.
Mezzo riconoscimento. Nel 1984, poche ore prima che si consumasse il delitto di Vicchio, un barista notò che un uomo con al dito un anello di tipo militare fissava insistentemente la vittima, Pia Rontini, mentre faceva merenda con il fidanzato. "Bardazzi è stato risentito ed ha riferito che si trattava di un uomo robusto alto circa 1,80 che indossava un anello particolare; all’uomo è stato esibito un album fotografico nel quale sono state inserite le foto di anelli simili a quelli descritti e l’uomo ha riconosciuto ’come il più simile a quello visto’ l’anello dei paracadutisti della Legione Straniera. Non ha riconosciuto Vigilanti nelle foto dell’epoca dei fatti". L’anello, anche se Vigilanti conferma di averlo posseduto, non è stato rinvenuto nella perquisizione del 2014.
La calibro 22. Così come non c’erano più le sue pistole, anche se le evidenze balistiche e scientifiche dell’ultima indagine, escludono che l’arma dei delitti potesse essere la High Standard appartenuta prima a Caccamo, poi a Vigilanti, e ’confermano’ la Beretta, anche se in due modelli, il 71 e il 48. Adesso che non ci sono più indagati, è proprio una pistola che tiene viva, 52 anni dopo i primi spari, l’inchiesta infinita: è ancora in corso l’accertamento sulla Beretta ritrovata in una piazzola dell’Autopalio. E’ una Beretta abbastanza vecchia, modello compatibile con le perizie ma dalla matricola illeggibile.