di Barbara Berti
"Molière è il mio autore dell’anima. Provengo da una famiglia d’arte, di quelle che si passavano di padre in figlio usi, costumi, strumenti del mestiere. E il mio primissimo ruolo da bambino è stato proprio in un’opera del commediografo francese dove recitava mio padre". Parola di Luca Micheletti, baritono, attore, regista d’opera e di prosa, saggista, traduttore e drammaturgo. L’eclettico artista è il protagonista de "Il Misantropo" in scena Teatro della Pergola, in prima nazionale, dal 16 al 21 maggio, sotto la direzione di Andrée Ruth Shammah. Insieme all’attore bresciano 37enne, sul palco Matteo Delespaul, Pietro De Pascalis, Angelo Di Genio, Filippo Lai, Pietro Lancello, Marina Occhionero, Emilia Scarpati Fanetti, Andrea Soffiantini, Vito Vicino, Maria Luisa Zaltron e Corrado D’Elia. Lo spettacolo è una co-produzione Teatro Franco Parenti e Teatro della Toscana.
Micheletti, un nuovo spettacolo: è pronto per il debutto?
"Assolutamente sì. Questo è uno spettacolo che viene da lontano, ho un rapporto pregresso con Shammah con cui ho già lavorato. E lo stesso si può dire per Molière, questa è l’ottava volta che affronto un suo personaggio".
Chi le manca o vorrebbe interpretare tra i suoi personaggi?
"Nei giorni scorsi ero a Firenze per cantare il Don Giovanni di Mozart al Maggio, ma non l’ho mai fatto in prosa. E’ fra i miei prossimi obiettivi".
Cosa la affascina di più di Molière?
"Il percorso esistenziale e teatrale che sento molto vicino al mio. Molière ha un forte vissuto nel teatro popolare e poi è arrivato agli onori di palchi importanti conservando, però, quell’anima popolare".
Ora affronta quello che è considerato uno dei testi più crudeli di Molière, uno spaccato impietoso della società barocca…
"Alceste è uno dei personaggi più importanti dell’intero repertorio di Molière e per me questo è proprio il momento giusto per ‘incontrarlo’. Alceste è un giovane rabbioso e sincero, calato in un mondo ipocrita e ciarliero, che permette il nascere di chi come Tartufo prospera in un clima di ipocrisia, sfruttandoli a fini personali. Ha una sua dirittura morale, un suo rigore intransigente, pretende di dire sempre la verità, anche quando è scomoda. Alceste è sì il protagonista ma ‘Il Misantropo’ è una storia di un gruppo di giovani, calati nel loro tempo, scossi da grandi sentimenti".
Per certi versi è un testo attuale…
"Sì, perché ‘Il Misantropo’ racconta di un uomo come noi: si indigna per ciò che desidera, soffre nella testa e nella carne, muovendosi in una società dove l’apparenza prevale sui valori".
Quando c’è di suo in questo Alceste?
"Porto dentro tutto il tormento e la comicità degli altri personaggi di Molière che ho già interpretato. Però la vera forza di questo spettacolo è il testo in questa nuova traduzione di Valerio Magrelli: un’edizione vivace, rispettosa dell’originale e delle sue intenzioni, dove le parole sono il vero cuore della storia".