Il Comitato di Massorondinaio torna a farsi sentire per contestare l’impianto di recupero di rifiuti inerti non pericolosi, così come già aveva fatto con l’impianto di produzione di bitume - a lungo e con successo osteggiato -. E ora trentasette residenti nei pressi dell’area di Massorondinaio hanno firmato un ricorso al Tar per chiedere l’annullamento di un decreto regionale secondo il quale l’impianto non richiederebbe, nota il Comitato, che "una sommaria valutazione degli impatti, senza necessità di un approfondimento in sede di VIA (Valutazione Impatto Ambientale) ordinaria degli impatti potenziali su ambiente e salute". Il Comitato ricorda come quella parte di paese, a San Piero a Sieve, per decenni abbia visto "la crescita di un’area industriale in cui si sono collocate una accanto all’altra ben tre industrie insalubri: un impianto di frantumazione inerti da cava, un impianto di asfalto (attualmente autorizzato ma non attivo) e un impianto di calcestruzzo". Ed è un’area vicino al paese, vicino a una zona residenziale, vicino alle strutture sportive e al più esteso parco pubblico. Ora, su proposta della proprietà, la società Piandisieve, vorrebbe aprire un impianto di vagliatura e frantumazione per 166.000 tonnellate di rifiuti speciali (soprattutto calcinacci, ma non solo). E il Comitato pretende un’attenta valutazione di impatto ambientale. Da qui il ricorso al Tar contro il decreto della Regione.
Paolo Guidotti