
Martina Storti
di Barbara Berti
"Da grande sogno di insegnare questa disciplina sportiva per continuare a trasmettere emozioni e raccontare la mia storia attraverso la pole sport". Parola della giovane atleta fiorentina Martina Storti, 16 anni, studentessa del terzo anno al liceo linguistico degli Scolopi, che con le sue performance spettacolari è arrivata alla finale dell’edizione 2021 di Italia’s Got Talent, lo show di Tv8, prodotto da Fremantle.
Martina, come nasce la sua passione per la pole sport?
"In passato ho praticato vari sport, ma non mi appassionavano. Poi, circa quattro anni fa, ho scoperto per caso su YouTube dei filmati della pole sport. E sono rimasta folgorata dalle performance. Questa disciplina tra danza e ginnastica artistica, si basa sull’esecuzione di figure acrobatiche su un palo verticale. Serve forza fisica, coordinazione, concentrazione, grazia ed espressività del corpo".
Dopo i video su internet cosa ha fatto? "Con il supporto dei miei genitori, ho cercato una scuola. E così mi sono iscritta all’accademia Colonna Pole & Postural di Iliana Ciccarello, la mia insegnante. Già dalla prima lezione sono rimasta colpita da questa attività e così non ho più smesso: dal corso base sono diventata agonista, ho iniziato a fare le gare sia di pole sport che pole art, dove oltre alla parte atletica sono importanti gli aspetti più artistici e scenografici".
In tv cosa ha portato?
"Alle audizioni ho proposto una performance con un gioco di specchi ispirata al mito di Narciso per raccontare una storia che parla dell’adolescenza, della fatica di accettarsi e di tutte le piccole insicurezze. Ho provato a raccontare attraverso questa disciplina il mio percorso di crescita, sia atletico che personale".
Quanto si allena al giorno?
"Dalle quattro alle sei ore, ma non sento la fatica. Durante il lockdown non ho mai smesso di allenarmi facendo esercizi a casa grazie a pedane e pali, come se la mia camera fosse la palestra. Però allenarsi da soli è più difficile: mi mancava la compagnia delle mie amiche dell’accademia e perché molti coreografie nascono per essere in gruppo".