Manduca Processo per il pestaggio A giudizio due soci e i buttafuori

Nel 2018 a un cliente ubriaco venne fratturata la mandibola. Con le lesioni, contestato il favoreggiamento. Il locale di Quaracchi è da anni al centro di polemiche: i residenti contestano la ’vocazione’ a discoteca.

Manduca Processo per il pestaggio  A giudizio due soci e i buttafuori
Manduca Processo per il pestaggio A giudizio due soci e i buttafuori

"Il Manduca (locale di via San Biagio a Petriolo, a Quaracchi, ndc) è un tema di cui si è occupato il Comune già nella precedente consiliatura. Nell’immobile si sono susseguite società diverse tra loro, con una costante preoccupazione dei residenti per la vivibilità della zona" sostennero in consiglio comunale Antonella Bundu e Dmitrij Palagi. Da allora (gennaio 2023) c’è stato – a febbraio – un pronunciamento del Tar a favore della società sulla richiesta di poter aprire una discoteca da oltre 200 persone, molto diversa da un ristorante. Il ricorrente dualismo tra libertà di impresa e sulute e vivibilità dei residenti in zona. Con annesse polemiche non solo sulla ’vocazione’ da dare al Manduca, ma anche su ricorrenti episodi dentro e fuori il locale. Uno di questi, grave, cinque anni fa esatti, sta per andare a sentenza dopo le richieste di rinvio a giudizio del pm Gianni Tei per le botte subite da un cliente, D.P. quella notte ubriaco, in condizioni di minorata difesa. Frattura della mandibola, prognosi iniziale di 30 giorni e degenza in ospedale. Sette davanti al giudice Paolo De Meo, chi per lesioni aggravate (i due buttafuori albanesi Maslind Sharra, 42 anni, Alessandro Burberi, 49 anni, legale rappresentante e Styven Fani, 42, amministratore di fatto del Manduca), chi per favoreggiamento (Lebbad Ait, 34, marocchino, e Maverik Maniro, 35, di Benevento). Contestato a Fani anche il favoreggiamento con Anesti Brakaij, 44. Burberi e Fani non avrebbero impedito questa e "ulteriori numerose aggressioni tra clienti o da parte del servizio d’ordine pur avendo l’obbligo, come gestori, della vigilanza".Che non sarebbe stata "professionale e capace di prevenire, contenere ed evitare le aggressioni". In più i soci non avrebbero predisposto "un servizio di videoriprese adeguato per individuare bene autori dei fatti". Né l’avrebbero migliorato "quando è risultato evidente che la sorveglianza non fosse idonea". Il favoreggiamento di Fani nell’aver risposto alla polizia – osservato il video dello schiaffone al cliente – di non conoscere i due buttafuori, arrivando a indicare un’altra persona per "sviare le indagini". Anche Ait, Maniro e Brakaj avrebbero negato di conoscere gli aggressori: cioè i loro colleghi addetti al servizio di sorveglianza.

giovanni spano