REDAZIONE FIRENZE

Malo, tutti assolti per il crac del cachemire

In otto erano accusati di bancarotta. I legali: "Operazioni dettate da finalità economiche, non è stato dissipato il patrimonio dell’azienda"

Una sentenza morbida come il cachemire che ha reso famosa la Malo nel mondo, per gli otto imputati per la bancarotta del noto marchio di Campi Bisenzio.

Tutti assolti, dal gup Gianluca Mancuso, gli otto imputati. Assolti i quattro ex amministratori che avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, prosciolti gli altri quattro che avevano optato per la normale udienza preliminare. Un capolavoro degli avvocati: Nino e Michele D’Avirro, Filippo Bellagamba, Giovanni Flora, Francesco Tesi, Paolo Rosini. Per gli imputati che avevano scelto di fare il processo in abbreviato, che in caso di condanna prevede uno ’sconto’ di un terzo della pena, il pubblico ministero Gianni Tei aveva chiesto una condanna tra tre anni e tre mesi e quattro anni e il rinvio a giudizio di tutti gli altri. Per l’accusa, l’azienda, fallita con un passivo di nove milioni, avrebbe disspitato il proprio patrimonio con una gestione sciagurata.

"Tutte le operazioni contestate avevano le loro finalità economiche ed erano corrette finanziariamente - dice l’avvocato Nino D’Avirro -. Non ci sono state né distrazioni né attività dissipative". Assolti, perché "il fatto non sussiste", Giacomo Canessa, Giuseppe Polvani, Fabio Ducci e Giedrus Pukas. Sentenza di non luogo a procedere per Paolo Cerina, Bernhard Kiem e i russi Konstantin Mirzayants e Oleksandr Kryvokhyzha.

Gli imputati, negli anni antecedenti al crac del giugno del 2018, avevano occupati i ruoli del board dirigenziale dell’azienda di Campi Bisenzio.

stefano brogioni