Gigi Paoli
Cronaca

Madre e figlio massacrati in casa: la procura riapre l’inchiesta

Bruna Boldi e Gianni Coli furono straziati da decine di coltellate. Ora il delitto delle Cascine ripropone la pista gay / OMICIDIO COLI, IL MAGISTRATO RIAPRE LE INDAGINI / MADRE E FIGLIO MASSACRATI IN CASA: GUARDA LE IMMAGINI

Il duplice omicidio

Firenze, 9 luglio 2014 - E’ IL CLAMOROSO retroscena dell’inchiesta sul delitto di Ezio Taddei, l’imprenditore, di 78 anni trovato morto mercoledì scorso nel parco delle Cascine. La procura della Repubblica ha infatti deciso di chiedere al giudice per le indagini preliminari la riapertura del caso del brutale omicidio di Gianni Coli, ex parrucchiere di 55 anni, e di sua madre Bruna Boldi, vedova 84enne: i due vennero straziati da un impressionante numero di coltellate (38 per lui, 20 per lei) all’interno dell’abitazione di via Baccio da Montelupo dove vivevano insieme da quando il padre era scomparso anni prima. Era il 20 dicembre del 2010, il delitto era avvenuto presumibilmente la sera prima. Dopo un anno e mezzo di indagini ad amplissimo raggio e tre proroghe (cioè il massimo) chieste dagli inquirenti, la procura fu costretta ad arrendersi e nell’estate del 2012 il sostituto procuratore Filippo Focardi chiese e ottenne l’archiviazione delle indagini, considerata l’impossibilità di perseguire piste investigative adeguate a ottenere la cattura dell’assassino.

OGGI, PERÒ, c’è una nuova speranza di fare luce su quel caso e il pm Focardi l’ha colta immediatamente, chiedendo la riapertura dell’indagine. L’occasione è rappresentata dai numerosi testimoni ascoltati in queste ore nel giro della prostituzione maschile alle Cascine e anche dal fermo del 28enne rumeno accusato di aver ucciso Ezio Taddei: non è infatti esclusa la possibilità di comparare il suo dna con la traccia anonima ritrovata nell’appartamento di via Baccio da Montelupo e attribuita all’assassino di Coli e della madre. Fin dai primi momenti dell’indagine, infatti, gli inquirenti si scontrarono con la complessità di ricostruire la vita privata di Gianni Coli, ex parrucchiere, gay dichiarato e abituale consumatore (per sua stessa ammissione) di rapporti occasionali con amici omosessuali. Ma soprattutto — ed è quello che ha fatto ora accendere una lampadina nella testa degli investigatori — Coli aveva già subìto una volta un’aggressione nel corso delle sue estemporanee attività sessuali. E proprio alle Cascine. 

E’ DUNQUE plausibile un collegamento? Sotto le unghie del povero Coli fu estratto il dna del suo assassino, che venne graffiato ripetutamente dalla vittima nel disperato tentativo di sfuggire alla morte. Gli inquirenti hanno sempre avuto la convinzione che Coli e la sua vittima si conoscessero nell’ambito delle frequentazioni sessuali occasionali che l’ex parrucchiere era solito avere nella zona delle Cascine. Certo è che Coli fece entrare in casa il suo killer e che quest’ultimo portò con sé il coltello con cui infierì sulle sue vittime: le ferite, infatti, non sono compatibili con alcun tipo di coltello presente (o che avrebbe potuto essere presente) nell’abitazione. Dopo la mattanza — e le 38 coltellate su Coli dimostrano una ferocia enorme nei suoi confronti, mentre la madre venne uccisa solo per eliminare un testimone scomodo — il killer se ne andò portando via anche il telefonino e il portafogli dell’uomo. Forse nel cellulare c’era qualcosa che avrebbe potuto ricondurre gli inquirenti all’assassino? Possibile. 

COSÌ COME è sempre stata considerata molto probabile l’ipotesi che il killer fosse un giovane straniero, uno dei tanti che si vendono per trenta euro alle Cascine di notte. Uno, magari, come quello che ha ucciso a botte il povero Ezio Taddei mercoledì notte. Uno che, a differenza dell’episodio più recente, riuscì in tutta fretta ad allontanarsi da Firenze nelle ore immediatamente successive al delitto. Ipotesi, certo, ma per gli investigatori della squadra mobile della questura è sempre stata questa la strada più praticabile: altrimenti, è sempre stato detto sottovoce, l’avrebbero preso dopo aver letteralmente ribaltato per settimane e settimane il sottobosco degli incontri gay clandestini a pagamento.

LA COMPARAZIONE fra il dna conservato dal 2010 nei laboratori della polizia scientifica e quello del rumeno fermato pochi giorni fa, o comunque le tanto voci delle bollenti e pericolose notti gay del parco delle Cascine che stanno venendo fuori in queste ore, potrebbero clamorosamente scongelare il «cold case» di via Baccio da Montelupo e dare finalmente pace e risposte ai familiari di Gianni Coli e Bruna Boldi, straziati in un gelida notte d’inverno di quattro anni fa.