REDAZIONE FIRENZE

Money transfer e macellerie. Così ripulivano i soldi della droga

Maxi operazione della guardia di finanza. Nove le persone arrestate

Guardia di Finanza (Foto di archivio)

Firenze, 24 ottobre 2018 - Le  ‘lavanderie’ marocchine a Firenze funzionano a pieni giri. Rastrellano ogni giorno somme cospicue in maniera non autorizzata; ripuliscono questo denaro e lo riciclano, specie a Casablanca tramite uffici corrispondenti: in poco più di un anno, oltre 5 milioni in euro. Altissime le commissioni, fino al 20%. Ma essendo «trasferimenti informali e non regolamentati, i clienti si sottraggono alle tasse e ai controlli valutari», scrive il giudice. E se un ‘risparmiatore’ diventa cliente fisso, ha parenti dei parenti, amici degli amici, può spuntare anche il 10...

Dopo appena un anno d’indagine che le fiamme gialle del Nucleo di Polizia economico-finanziaria al comando del colonnello Corrado Levanti – coordinate dal sostituto procuratore Ester Nocera – hanno arrestato su ordine del giudice Anna Liguori, 9 sudditi della monarchia costituzionale (2 ai ‘domiciliari’). Ad altri 5 marocchini imposto l’obbligo di presentazione alla polizia. 23 in totale i nordafricani indagati. Ad uno degli arrestati contestato anche il sequestro di persona a scopo di estorsione: ha bloccato in strada per trequarti d’ora un debitore (per 130mila euro) di una delle banchine abusive. Tra i ‘servizi’ erogati dalle filiali di Firenze, infatti, anche i prestiti e i depositi, fino a 150 mila euro. E’ la sintesi dell’operazione «Nemesi». In senso moderno: la smoderatezza di chi vive certa prosperità senza limiti o paletti...

Così dopo il money transfer dei somali in via Palazzolo scoperto e sequestrato dal pm Giuseppina Mione un anno fa (con appendice imbarazzante: gli stessi indagati al centro anche di un’inchiesta su un traffico di veicoli dell’Esercito Italiano dismessi ma venduti in modo illecito nel Corno d’Africa) ecco una nuova, malriuscita integrazione. Denaro raccolto e trasferito esentasse. Sporco: soldi dello spaccio. I marocchini da sempre gestiscono una fetta di mercato, specie hashish e marijuana e due-tre arrestati hanno gravi precedenti in tal senso.

Le banche 'banche’: due uffici per servizi agli immigrati, uno gestito dai fratelli Hallabou più un collaboratore, l’altro dai fratelli Lahamidi. E una macelleria, tra via della Scala e via Maso Finiguerra. E’ qui che i finanzieri hanno installato microspie e telecamere per video e intercettazioni ambientali. Gli accertamenti patrimoniali: c’è chi versava cifre ingenti. Da nullatenente.

Via della Scala e via Finiguerra sono vicine a via Palazzolo, zona di money transfer somali, è epicentro di attività finanziarie illecite, transnazionali. Alcune operazioni anche al Campo di Marte, Gavinana, Galluzzo. Funziona così: gli ‘impiegati’ delle banchine, mimetizzate, raccolgono e ammazzettano pacchettate di soldi: almeno due i forzieri scoperti dai finanzieri nelle perquisizioni. Le transazioni in due fasi: il cliente va in ‘banca’ e deposita tot da mandare in Marocco. L’«impiegato» incassa, prepara una specie di distinta di versamento. La fotografa col telefonino. Manda l’immagine tramite whatsapp all’ufficio corrispondente, in Marocco. Basta questo, al ‘bancario’ in Marocco per ritenere autorizzato il versamento, e corrisponderlo. E’ la variante moderna dell’antichissimo metodo mediorientale detto (o Hundi): un’intermediazione finanziaria supportata da garanti, un trasferimento informale tra privati che sfugge ai controlli statali. materialmente il denaro veniva trasferito tramite corrieri, in partenza dal porto di Genova, dagli aeroporti di Pisa, Firenze, Bologna, in genere con non più di 10mila euro. Fino tale somma i trasferimenti sono possibili senza alcuna formalità; oltre, il viaggiatore deve compilare una dichiarazione doganale, ai sensi delle norme antiriciclaggio di denaro sporco, di finanziamento del terrorismo ed altre attività illecite.

giovanni spano