Ma il "sistema" traballa "Reati non programmati"

Per il giudice non c’è l’associazione per delinquere: "Niente ruoli precostituiti"

FIRENZE

La misura cautelare per il direttore generale del Meyer, Alberto Zanobini, è scattata per un pericolo "concreto e attuale" che egli, "nell’esercizio delle proprie funzioni commetta ulteriori reati" inerenti i concorsi presso la sua azienda ospedaliero-universitaria.

Ma il gip, Angelo Pezzuti, demolisce un’accusa non certo secondaria, nell’impianto della procura circa l’esistenza di un presunto “sistema“ nel mondo sanitario fiorentino.

Nel caso in esame, in cui l’associazione viene contestata a Zanobini e altri indagati non destinatari di richiesta di misura (l’ex rettore Dei, l’ex prorettore non si ricavano elementi tali da ritenere la sussistenza dell’associazione ipotizzata dall’accusa", scrive il giudice nelle quaranta pagina che si concludono con i tre mesi di misura interdittiva per Zanobini. "Non vi è continuità e costanza dei contatti telefonici e personali tra gli associati - motiva ancora Pezzuti -. Essi traggono origine, per la maggior parte, dalla comunanza di interessi lavorativi e si giustificano sulla base di essi. Gli indagati non hanno alcun luogo fisso di incontro, e sporadici e non comuni a tutti gli indagati sono stati gli incontri presso l’hotel Baglioni di Firenze".

"Gli indagati - scrive ancora il giudice - non hanno utilizzato alcuna forma di copertura, non hanno adottato comuni misure di sicurezza, non hanno utilizzato un linguaggio convenzionale, non hanno ripartito i loro compiti in maniera diversa ed aggiuntiva rispetto ad i loro rispettivi incarichi, non hanno predisposto o utilizzato beni o risorse comuni. Ritiene il giudice - conclude Pezzuti - che non vi sia stata alcuna programmazione criminosa tra gli indagati e che, di volta in volta, i loro interessi abbiano coinciso in vista di uno scopo delittuoso comune, ma senza la precostituzione di un’organizzazione, di ruoli, di mezzi e senza la programmazione, a priori, di una serie di reati".

Ma la procura aveva chiesto una misura interdittiva anche per i prof Chiara Azzari e Paolo Bonanni: tuttavia, il giudice, non ha ravvisato le esigenze cautelari: "entrambi sono infatti accusati di un solo capo di imputazione alquanto risalente nel tempo - le premesse risalgono al settembre del 2020 - e sicuramente caratterizzato da una situazione difficilmente ripetibile nel tempo". Certo, l’insussistenza delle esigenze di “fermare“ i due indagati non significa estraneità visto che secondo il giudice "non hanno commesso il reato da soli ed hanno unicamente partecipato ad esso in qualità di concorrenti".

L’episodio che vede indagati Zanobini, Azzari e Bonanni riguarda un presunto scambio corruttivo tra Università e Meyer: l’upgrade di una docente (Lisa Galli, non indagata) in cambio di un posto da ricercatore a tempo determinato di tipo A, in assenza di necessità didattica.

Poi, a Zanobini vengono contestati altri episodi di presunte corruzioni relative a concorsi universitari.

ste.bro.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro