REDAZIONE FIRENZE

Lunga vita al Consolato. Quel "rapporto speciale" tra Meloni e Trump che ha blindato la sede

Le parole al miele del neo ambasciatore Usa in Italia Tilman Fertitta dopo il colloquio col Tycoon: troppo importante l’operatività dell’ufficio. Sollevata la sindaca Funaro: "Buona notizia, sarebbe stata una perdita" .

Le parole al miele del neo ambasciatore Usa in Italia Tilman Fertitta dopo il colloquio col Tycoon: troppo importante l’operatività dell’ufficio. Sollevata la sindaca Funaro: "Buona notizia, sarebbe stata una perdita" .

Le parole al miele del neo ambasciatore Usa in Italia Tilman Fertitta dopo il colloquio col Tycoon: troppo importante l’operatività dell’ufficio. Sollevata la sindaca Funaro: "Buona notizia, sarebbe stata una perdita" .

di Francesco Ingardia

"Italia e Stati Uniti su tanti dossier parlano la stessa lingua". Mica sono rivelatrici le parole della premier Giorgia Meloni pronunciate nello speech a Villa Taverna, a Roma, prendendo parte alle celebrazioni dei festeggiamenti dell’Indipendence Day americano. Da quando a Washington è tornato Donald Trump, suoni accordatissimi tra la Casa Bianca e Palazzo Chigi. E chissà che la “questione di feeling“ (tutta spostata a destra) tra il commander in Chief e il capo di governo non abbiano agevolato la partita del Consolato generale di Firenze. Finito a suo tempo nella lista nera del massiccio piano di tagli che il Segretario di Stato Marco Rubio ha varato per contenere i costi della macchina federale, ma che dalla serata del 2 luglio non fa più così paura dopo il colpo di scena rispetto ai venti di chiusura.

È stato l’ambasciatore americano in Italia, fresco di nomina, Tilman Fertitta a metterci una pezza, cestinando un dossier che per mesi ha agitato le acque della politica fiorentina. Compresa tutta quella cascata di ricadute di carattere diplomatico che la chiusura di un sito storico per Firenze e strategico per gli americani su suolo italico avrebbe generato. Invece no, i rapporti sono e restano "straordinari", dice Meloni mentre guarda "con un pizzico di ammirazione al modo con cui il popolo americano celebra l’adozione dell’atto di nascita" datato 1776.

"Più di 40mila studenti statunitensi scelgono l’Italia come destinazione. Molti di questi studenti vanno a Firenze: il Consolato Generale di Firenze continuerà a supportarli per molti altri anni ancora. Abbiamo parlato con il presidente Trump e con l’amministrazione di quanto sia importante mantenere operativo l’ufficio del consolato generale a Firenze".

Ecco fatto, così Fertitta ha chiuso il capitolo del Consolato Usa a Firenze. Parole incontrovertibili, bollinate con l’avallo di Donald Trump, impossibili da fraintendere. Parole che ben si incastrano con quanto filtrò in un’altra Villa (Bardini) lo scorso 25 giugno, all’ombra del Cupolone, alla festa di Indipendenza anticipata rispetto alla "speranza" di una permanenza prolungata a Firenze della console generale Daniela Ballard, del suo staff e dei diplomatici impiegati sul Lungarno Vespucci.

Appresa la notizia su La Nazione, la prima a tirare un sospiro di solievo è stata la sindaca Sara Funaro, che dal minuto dopo il paventato shutdown ha portato avanti una ferma opposizione alle volontà del Dipartimento di Stato guidato dal senatore della Florida Rubio. "Questa è sicuramente una buona notizia - il commento di Funaro ai microfoni di Toscana Tv -. Fin dall’inizio, quando si è ventilata la chiusura, ho avuto una fortissima preoccupazione per via del rapporto storico con il consolato che da tantissimi anni è in città. Qui abbiamo una comunità americana importante, a partire dalle università americane ma anche imprese e tante associazioni. Sarebbe stata una perdita per Firenze e per i tanti cittadini".