L’ultima vittima del crollo. Sepolto per centodieci ore. Sigilli al cantiere tomba

Il lavoro incessante dei vigili del fuoco, costantemente esposti al pericolo di altri cedimenti. Affidato l’incarico per le autopsie: la prima salma ad essere analizzata sarà quella di Coclite.

L’ultima vittima del crollo. Sepolto per centodieci ore. Sigilli al cantiere tomba

L’ultima vittima del crollo. Sepolto per centodieci ore. Sigilli al cantiere tomba

FIRENZE

Centodieci ore. Tanto hanno scavato i vigili del fuoco prima di restituire ai suoi familiari l’ultimo corpo, quello del marocchino Bouzekri Rahimi. Per arrivare a tirarlo fuori, le squadre speciali che hanno operato giorno e notte in via Mariti sono riuscite ad aprirsi un varco, mettendo a costantemente a rischio la propria incolumità.

Con il difficile recupero del quinto cadavere, difficile da trovare perché sovrastato da tonnellate e tonnellate di ferro e cemento, nel punto più nascosto dell’area interessata dal crollo di venerdì mattina, si va esaurendo il lavoro dei vigili del fuoco.

Adesso la zona verrà “congelata“, in attesa che la procura inizi un lavoro di approfondimento tecnico su quei luoghi. Scatta ufficialmente, insomma, quel sequestro dell’area che finora, dovendo recuperare ancora una vittima, non si era concretizzato nei fatti.

Oggi pomeriggio, all’istituto di medicina legale di Careggi, cominciano le autopsie.

Il pm Francesco Sottosanti ha conferito l’incarico ai medici legali Martina Focardi, Beatrice Defraia e Rossella Grifoni. La prima autopsia sarà quella sui resti di Luigi Coclite, 59 anni di Teramo e residente a Collesalvetti, poi seguiranno quelle per le quattro vittime nordafricane. Anche se la morte per schiacciamento è chiara da un punto di vista empirico, la procura comunque chiede ai medici legali di definire per la loro competenza i motivi e le cause della morte di ciascun operaio nella circostanza del crollo.

Per tutte le cinque vittime del crollo nel cantiere di via Mariti è già stata effettuata l’identificazione legale, ottenuta dalla polizia scientifica per le quattro vittime straniere tramite impronte digitali. Secondo quanto si apprende, non ci sarebbe stato bisogno di avvalersi dell’esame genetico del dna, ipotesi considerata in caso di difficoltà nell’accertamento.

Oltre all’italiano Luigi Coclite, riconosciuto subito sia per la mansione, alla manovra di un camion-betoniera, sia per i documenti che aveva, gli altri deceduti sono magrebini, che la polizia ha identificato tutti, è stata confermata l’identità di Mohamed El Ferhane, marocchino di 24 anni, residente a Palazzolo sull’Oglio (Brescia), lo stesso paese dove abitavano Mohamed Toukabri, tunisino di 54 anni, e Bouzekri Rahimi, marocchino di 56 anni. L’’altra vittima, Taofik Haidar, 45enne marocchino, da 15 anni in Italia, da otto anni era anche lui a Palazzolo sull’Oglio tuttavia da due mesi si era trasferito a Chiuduno (Bergamo).

ste.bro.