
Enzo D'Alò e Luis Sepúlveda
Firenze, 17 aprile 2020 - «Non ci volevo credere. Ho sempre considerato Luis un romantico, un combattente, un gaudente. Per me è una giornata veramente brutta e non serve per misurare la mia resistenza, nè la mia forza. Nè quanto sono immune alla disperazione: gli sono enormemente riconoscente e mi mancherà". Enzo D’Alò sta a Sepúlveda un po’ come Collodi sta a Diseny: fatte le dovute proporzioni è andata così questa fetta di vita in comune tra scrittore e regista d’animazione che ha dato a entrambi molto successo. Enzo D’Alò che è tra i più famosi in Italia in questo specifico settore da sempre appannaggio estero, ricorda con dolore lo scrittore cileno morto per coronavirus ieri a Oviedo a soli 70 anni. Dalla loro amicizia e vicinanza intellettuale era nato il capolavoro record d’incassi, "La gabbianella e il gatto che gli insegnò a volare" dal famoso libro, appunto, di Luis Sepúlveda. D’Alò da quanto non lo sentiva? "Avevo parlato con lui l’anno scorso perchè volevo tornasse in Italia, quando “ La gabbianella“ all’improvviso fu rimessa in programmazione nei cinema e ancora con grandissimo e inaspettato successo. Penso perchè una storia universale che non ha tempo nè età, diventi un classico. Era indeciso Luis, avevai impegni, e alla fine non partì. Poi ci siamo risentiti, ma mai avrei pensato a questo tragico epilogo". Cosa ricordare di lui? "I tratti che ci facevano somigliare: non a caso si diventa amici. Come me era una persona semplice che apprezzava la compagnia, la buona tavola toscana, un bicchiere di vino. Luis amava la poesia, e riusciva con quell’umiltà che è propria di chi è un gradino sopra e non lo ostenta, a mettermi di fronte a grandezze, miserie e ai limiti dell’essere umani. Ricordo i discorsi, le risate, i momenti di allegria. Mi diceva di aver scelto la letteratura per esprimersi perchè, voleva: “dar voce a chi non ha voce“. E aveva fatto bene, perchè aveva superato gli otto milioni di copie di libri venduti" . Un libro che lei ama? "“Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, con questo nel 1993 aveva conquistato la scena internazionale. E poi ovvio, la nostra “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare” e quella frase chiave, meravigliosa: “Vola solo chi osa farlo“". Film e libro che hanno molti piani di lettura. "Questa cosa ci piaceva molto e giocavamo sul fatto che la Gabbianella non fosse solo per un pubblico adulto ma per tutte le età. Ci teneva che questo racconto, come poi è stato, fosse un messaggio universale". Un pensiero di Sepúlveda che fa suo? "Quello che riassume il suo atteggiamento verso l’umanità: “È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo“". Aveva pretese durante la lavorazione del film? "Pretese assolutamente no. Era stato coinvolto fin dall’inizio delle riprese. A me faceva soltanto piacere che ci fosse, anche perchè per un regista è un onore lavorare col suo autore, per rispettare il suo pensiero e andare di pari passo. Amava e lo divertiva anche essere testimone dei diversi passaggi della scenaggiatura. Quasi un piccolo esercizio spirituale, glielo dicevo e lui stesso ci sorrideva su". La Gabbianella resisterà al tempo come una poesia. "Perchè tocca il cuore: oggi più che mai. Ma all’improvviso la nostra amicizia è sparita, dove è andata a finire? Questa pandemia è un momento della verità che ha cambiato le carte in tavola. Il nostro futuro si è ritirato come una lumaca nel suo guscio. Ciao Luis, amico mio". © RIPRODUZIONE RISERVATA