OLGA MUGNAINI
Cronaca

Lorenzo Biagiarelli e la ’fiorentina’: "Ecco cosa cucino a Selvaggia"

Oggi da Libraccio la presentazione di "Ho mangiato troppa carne", una storia di uomini e di cibo

Lorenzo Biagiarelli e la ’fiorentina’: "Ecco cosa cucino a Selvaggia"

FIRENZE

La sua non è una crociata, ma un gentile invito alla consapevolezza, affinché la potenza del marketing non offuschi la nostra ragione, condizioni i nostri desideri e mini la salute, nostra e del pianeta. Lorenzo Biagiarelli, da sempre appassionato di cucina e anche cuoco, ha mangiato nei posti più remoti del mondo, ha assaggiato ogni tipo di piatto, fino a quando un giorno, a Seul, è successo qualcosa che gli ha fatto dire, più o meno, "no, non voglio più nutrirmi uccidendo gli animali". Nasce così il suo libro "Ho mangiato troppa carne", edito da Cairo Editore, sottotitolo "Perché mangiamo animali e cosa succederà se non smettiamo di farlo". Verrà a parlarne, nella patria della bistecca, oggi alle 18 alla Libraccio di via Cerretani, con Marco Ginanneschi esperto di strategia e trend del settore agroalimentare e Marco Gemelli, editore e giornalista gastronomico.

Biagiarelli, quant’è che non mangia una vera bistecca?

"La vostra, la ’fiorentina’, è qualche anno, l’ultima bistecca invece forse ad aprile scorso. A proposito, ora a Firenze andrò a cercare quel posto dove fanno un ottimo lampredotto vegano".

Ma lei non è vegano e neanche vegetariano.

"No, non lo sono. Il fatto che non mangi e cucini abitualmente carne, pesce, uova e latticini non fa di me un vegano o vegetariano, perché se c’è la necessità di farlo mangio tutto e questo non toglie nulla alle cose in cui credo e alla battaglia che io faccio. Ci sono filosofi che raccontano molto bene questa divisione dei piani, anche se il comportamento dei singoli è molto importante. Però bisogna portare tutto su un piano della realtà".

Ad esempio?

"Non è verosimile che da un giorno all’altro tutti smettano di mangiare gli animali. Lo è invece che ci sia un movimento che in un’ottica di progresso porti i governi a smantellare il sistema della zootecnica come lo conosciamo adesso. E come racconto nel libro, il motivo per cui mangiavo carne a molto più a che fare con la politica, con l’industria e con la fabbrica delle tradizioni, che non con un desiderio innato con cui nasciamo. Oggi è un fatto culturale, un tempo riconosco che lo era di sopravvivenza".

Ma Biagiarelli cosa mangia durante il giorno?

"A colazione poco, giusto un caffè e qualche biscotto vegano. A pranzo, se torno a un orario decente, spesso ricorriamo a un hamburger vegetale di un delivery. Del resto Selvaggia non cucina (Lucarelli, ndr), perché è una pessima cuoca. A cena invece mi diverto, cucino cose carine".

Selvaggia cosa apprezza in particolare?

"Le polpette col tofu o seitan, i risotti, sformati di patate con besciamella vegetale. E poi le salse, di tutti i tipi, perché alla fine sono i condimenti che danno e cambiano i sapori delle pietanze".

Dopo la partecipazione a ’Ballando con le stelle’, che analogia vede fra danza e cucina?

"Per la verità non ho buoni ricordi del ballo. Se potessi tornare indietro farei scelte diverse. Però direi che entrambi richiedono una dose di eclettismo. Nel senso che molto spesso quello che differenzia un bravo cuoco da uno eccezionale è il passo laterale, il muoversi in maniera tridimensionale, o fare prese fantastiche come avrei voluto fare da ballerino, ma non mi è stata data eccessivamente la possibilità. Ma va bene così".

Selvaggia, nonostante sia giudice a ’Ballando’, un corso di ballo proprio no, vero?

"Esatto, ho provato a portarla ma non c’è stato modo. Abbiamo declinato su un corso di sommelier".