Omicidio Ciatti, il padre: "Sei anni senza Niccolò. Assassino libero e beato"

"La Spagna si è fatta scappare il ceceno Bissoultanov nonostante la condanna. Adesso anche l’Italia lo cerchi: trovarlo è possibile"

Niccolò Ciatti

Niccolò Ciatti

Firenze, 14 agosto 2023 –  Luigi Ciatti, sono passati esattamente sei anni da quando suo figlio Niccolò, nell’agosto del 2017 a Lloret de Mar, è stato ucciso a soli 22 anni da un calcio alla testa sferrato dal ceceno Rassoul Bissoultanov. Nonostante due gradi di giudizio - vent’anni di pena in Italia e quindici in Spagna -, il condannato è latitante da oltre un anno.

"Sono passati sei anni e siamo ancora in questa situazione: non c’è nessuna novità, e lui è libero e beato".

Avrebbe mai pensato, il giorno dopo la tragedia che ha colpito la sua famiglia, che sei anni dopo non ci sarebbe stata ancora giustizia per suo figlio? Eppure, con quel video a disposizione, e il ceceno in carcere sembrava tutto palese.

"Esatto, era talmente palese la responsabilità che con un po’ di volontà da parte della giustizia spagnola che nell’arco di qualche mese si sarebbe potuto fare un processo, condannarlo, e oggi non saremmo qui a parlare di questo".

E invece?

"E invece è stato fatto scappare, perché nessuno mi toglie dalla mente che sia stato fatto scappare. Non era un bravo ragazzo, era un delinquente. Aveva avuto una condanna per omicidio volontario, anche se al minimo previsto dalla legge, non gli è stata data alcuna misura ed è stato lasciato libero di programmare quella fuga che l’anno prima, da Strasburgo alla Germania, non gli era riuscita".

In quella occasione è stato arrestato, consegnato in Italia. Ma proprio l’Italia lo ha scarcerato.

"Troppe cose, nel nostro percorso, non sono andate come dovevano andare. Una è questa: come può aver fatto, un giudice di corte d’assise, un errore come quello?"

Adesso vi attende la Cassazione italiana. Nutre qualche speranza?

"Credo che valuteranno nel merito, non credo che si possano riformare due sentenze. Anche se, leggendo le motivazioni, non capisco davvero come si possa non riconoscere l’aggravante della crudeltà e dei futili motivi. Lo aveva spiegato bene la procuratrice generale al processo d’appello: non c’era nessuna motivazione per quel pestaggio, più crudeltà di così. Invece, le aggravanti non vengono riconosciute perché ha tirato un solo calcio. Una speranza, però, ce l’ho. Anzi due".

Quali?

"La prima è che almeno diventi definitiva la sentenza più pesante, quella italiana. Che quel bastardo si faccia più anni possibili in galera".

L’altra?

"Che venga trovato. Se ci fosse veramente la voglia da parte dei nostri Servizi, si potrebbe scovare. Non sarebbe facile ma neanche impossibile. Ha una famiglia, degli amici, dovrà mangiare in qualche modo, dovrà vivere. Lo abbiamo visto al processo a Girona così attaccato alla sua famiglia. Non li cerca mai? Non ha mai contatti?"

Il nuovo governo le è stato vicino?

"Ho avuto dei colloqui con parlamentari del nostro territorio, ho cercato di dare un impulso. Spero che i Ministeri se ne stiano interessando. Mi trovo anche in difficoltà, perché dovrebbe essere un qualcosa che non parte da noi, ma un diritto di Niccolò".

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