
L’odissea dell’eutanasia. Per la legge 5mila firme: "Ma la sanità è indietro"
di Pietro Mecarozzi
È un fatto di civiltà. Sono queste le parole usate dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, per definire la legge sul fine vita. Le stesse parole sono state adottate da Gianni Baldini, avvocato e docente di Biodiritto alle università di Firenze e Siena, che del macro cosmo etico di fine e inizio vita (in termini giuridici) ha fatto una sua missione personale, oltre che un lavoro. Il caso del giornalista Daniele Pugliese, 67 anni, che ha posto fine alle sue sofferenze l’altro ieri in Svizzera, con il suicidio sotto assistenza medica, "ci ricorda quanto ancora la nostra sanità sia indietro in questo campo" spiega Baldini. Il tema è sempre attuale, e i riflettori accesi in territorio veneto, dove è stata proposta e bocciata in Consiglio regionale la legge di iniziativa popolare sul suicidio assistito, hanno fatto emergere tutte le lacune del sistema, in particolare quello fiorentino. "L’Asl Centro è quella più indietro, mentre quella Nord ovest – spiega – ha già adottato una delibera interna con le istruzioni per l’assistenza al suicidio assistito e la Sud Est è in procinto di farlo". Il documento in questione è una sorta di manuale organizzativo e amministrativo che elenca le pratiche che gli operatori sanitari devono tenere, le strumentazioni che servono e i farmaci di cui si devono dotare gli ospedali per assistere il paziente nei suoi ultimi minuti di vita. Nel testo si fa poi riferimento ai requisiti necessari per avviare la sedazione terapeutica profonda del paziente e anche le specifiche ‘‘norme morali’’ sul consenso informato. "È necessario che tutte le Asl adottino un testo simile – continua Baldini –, e che il Consiglio regionale inizi la vera e propria discussione sulla legge regionale comunque già depositata". Partita da Firenze, la raccolta firme per una legge regionale sul suicidio assistito promossa dall’associazione Luca Coscioni, vede come uno dei tre firmatari proprio Baldini. "Siamo ormai prossimi alle 5mila firme, soglia necessaria a farla diventare una proposta di legge di iniziativa popolare sulla quale le forze politiche che siedono in consiglio regionale dovranno pronunciarsi".
"Sono state accolte con favore alcune mozioni di svariate amministrazioni comunali nel merito della questione – spiega il legale –, ma ancora manca il necessario via libera finale del Consiglio. Nelle prossime settimane potrebbe esserci un’accelerata, staremo a vedere". In Italia, il suicidio assistito è stato reso legale da una sentenza della Corte Costituzionale del 2019, ma mancano ancora leggi nazionali o locali che ne regolino modalità e tempistiche. La mancanza di una legge rende la procedura di accoglienza difficile, lunga e spesso preda di ostacoli ideologici. La proposta di legge toscana vuole cambiare questa situazione. "In caso di approvazione – dice ancora – accanto al Comitato Etico andrebbe istituita una Commissione medica multidisciplinare permanente in grado di gestire le richieste". Cos’è che frena la Regione? "Non certo la il copertura economica – conclude Baldini –, in quanto anche se non si tratta di livelli essenziali di assistenza, appannaggio dello Stato, i costi per attivare questi percorsi assistenziali posso essere quantificati in non più di qualche decina di migliaia di euro, che dovrebbero essere investiti in formazione del personale, acquisto dei macchinari e di farmaci. Costi che la Regione può sostenere senza alcun problema".