
"Elena, ti vogliamo bene e ti vogliamo vedere sempre con il tuo sorriso". Quando il cappellano dell’ospedale pronuncia queste parole, lo sguardo si posa sulla foto ai piedi della bara bianca, circondata da fiori dello stesso colore. Il bianco, simbolo di purezza, accompagna Elena Pieragnoli, 16 anni ancora da compiere, nel suo ultimo viaggio. Un funerale ‘anomalo’, celebrato nel piazzale del cimitero a Bassa, dove la giovanissima viveva con la famiglia prima che un incidente stradale spazzasse via serenità e certezze.
Era giovedì scorso, le 20.10 circa. Lo schianto tra un furgone e la Vespa, sulla quale la ragazza viaggiava abbracciata al padre, ha ridotto la studentessa del liceo classico Virgilio di Empoli in condizioni disperate. Appena qualche ora dopo, il suo cuore ha cessato di battere all’ospedale fiorentino di Careggi. Una comunità in lutto, con il sindaco Simona Rossetti, presente alle esequie, pronto ad annullare gli eventi previsti per ieri. Non c’è spazio che per lacrime e dolore nel paese che da giorni attende di poter riabbracciare la giovane.
Decine e decine di persone già alle 16 affollano la piazzetta della chiesa dove il feretro è arrivato in mattinata. Lì, il padre Massimo, in barella per le ferite riportate nell’incidente, saluta la sua bimba. Alle 16.30 in molti si incamminano verso il cimitero, luogo della funzione. Ci sono coetanei di chi non c’è più, con gli occhi gonfi. Ci sono nonni, dai capelli bianchi, appoggiati ai loro bastoni. Nonostante il caldo da togliere il fiato, nonostante il giorno lavorativo, nessuno è voluto mancare. La messa scivola via. Il silenzio interrotto dai singhiozzi che le mascherine, protezione anti-Covid, non riescono a soffocare.
"Soltanto due volte nel mio percorso da sacerdote mi sono sentito in difficoltà nel parlare: la prima di fronte alla morte di Giovanni Locci (ucciso dalla meningite fulminante a 13 anni, nel 2015 ndr), la seconda oggi (ieri ndr)", ammette il parroco, don Marcos Policarpo. Rinuncia al suo discorso, parla con il cuore di quella ragazza che "fino a pochi giorni fa sorrideva in mezzo a noi, carica di speranze. Che cosa vi posso dire? Le parole degli uomini si frantumano davanti a questo dolore".
Mamma Stefania stringe a sé il figlio, gli bacia la testa. Lui, con la mascherina mimetica fra le mani, la lascia fare. Accanto ci sono i nonni di Elena, ancora increduli: osservano i palloncini bianchi, ognuno con un messaggio, fatti volare dai compagni di classe della nipote. La nonna ne stringe a sé il ritratto. Di fronte alla bara, adagiata nella fossa, al cimitero, ha bisogno di una sedia. E’ troppo.
Samanta Panelli