REDAZIONE FIRENZE

Lo sconforto del titolare della gioielleria "Hanno razziato tutto, non la cassaforte"

Un colpo clamoroso che non ha eguali in città. Il bottino ammonta a mezzo milione di euro. "Almeno però sono assicurato". Indaga la squadra mobile. Si cercano i filmati delle telecamere esterne, per capire da dove i ladri sono entrati nelle fogne

L’altra movida. Ovvero l’audace colpo (di notte) dei soliti ignoti. Che non sono quelli piuttosto scalcinati del film capolavoro di Nanni Loy. C’è una criminalità che alza il tiro. Che si avventura in ’missioni impossibili’ (che rendono possibili) come il colpo alla Gioielleria ’Gold & Florence’ di via Por Santa Maria, a due passi dal Ponte Vecchio. Per Firenze – a meno che la memoria non tradisca – la modalità di questo raid è nuova. Magari ci sono stati ingressi in banche, o appartamenti attraverso buchi nelle mura degli edifici adiacenti. Ma dalle viscere della terra, non si ha ricordanze. In Campania ci sono stati più colpi del genere, tentati o riusciti: in gioielleri come in banca o alle poste. Uno clamoroso è datato 2015, da "Bulgari"; i banditi passarono dalle fogne e bucando una parete. E’ di luglio invece l’attacco al caveau di una banca a Salerno il caveau di una banca. Per restare in Campania: nel 2020 tra i condannati di una presunta banda del buco figurava un 57enne. Lo chiamavano ‘il Maradona delle fogne’, un soprannome che è tutto un programma. Abilissimo nell’individuare percorsi attraverso le vie sotterrane.

A farne le spese qui a Firenze Stefan Pizzi, il titolare del negozio di Pora Santa Maria violato e depredato nella notte tra sabato e domenica. Le indagini della Mobile sono partite a tutto campo, ricerca delle telecamere interne ed esterne alla gioielleria, accertamenti della Scientifica, tra un po’ forse anche una ’panoramica’ su certi numeri di telefono che, in prima serata, e più tardi, potrebbero aver ’agganciato’ le celle telefoniche delle zona entro le quali tentare di restringere il terreno di azione dei banditi. Ma, in senso più ’tradizionale’ anche contatti con qualcuno che potrebbe dare indicazioni utili su responsabili eo mandanti. E ricettatori.

Pizzi si mostra più senza forze che disperato. Vede il negozio completamente imbrattato di liquami e fanghiglia, l’odore di fogna. Spiega come può essere successo. "Vedete il bandone non è stato forzato, era chiuso con il lucchetto". Parla dell’allarme che è suonato, che è stato poi staccato, "nessuno si è accorto di niente, nessuno ha visto". Una volta dentro il negozio indica ai giornalisti e ai cameraman "la fossa biologica, di un metro per un metro, che è stata sfondata, e che va direttamente sulla strada".

Certo i ladri conoscevano un bel po’ di informazioni decisive: il percorso sotterraneo da compiere per arrivare fin sotto il negozio e anche la posizione del tombino, proprio dietro il bancone del negozio.

"Ma su questo c’è la polizia che indaga, non mi sento di entrae nei dettagli", fa capire che starà a quello che accerteranno gli investigatori della polizia, guidati dal vicequestore aggiunto Maria Assunta Ghizzoni, dirigente della sezione criminalità organizzata e dirigente dell’organismo di congiunzione, nei casi più delicati, tra le altre squadre mobili e gli uffici investigativi delle altre Questure toscane.

Stefan Pizzi parla poi della cassaforte, che non è stata attaccata da (si pensa) tre banditi e spiega che per fortuna il patrimonio in gioielli e oggetti preziosi vari "è assicurato", anche se i danni riportati dal negozio sembrano essere piuttosto importanti e potrebbero servire soldi e tempo per rendere il negozio nuovamente fruibile alla clientela.

g. sp.