
di Giampaolo Marchini
Un tour de force: 19 repliche in 24 giorni. Una delle tante stasera alle 21,15 al Teatro Romano di Fiesole. Ma per Federico Buffa la stanchezza non esiste, perché Italia Mundial, il monologo che racconta della vittoria dell’Italia a Spagna ’82 accompagnato dal pianoforte del maestro Alessandro Nidi, con la regia di Marco Caronna, è un compagno di vita. Forse il racconto più bello del giornalista e storyteller più bravo. Quello che più sente suo e di racconti entrati nel mito ne ha firmati tanti.
"Non solo fa parte della mia vita – dice Buffa – ma anche della cultura popolare dell’Italia. La vittoria di una nazionale, in cui non credeva nessuno, ha un trasporto diverso. Era diversa l’Italia del calcio, fatta da uomini veri, prima che da giocatori straordinari. Probabilmente irripetibili. Se si pensa al blocco della Juve di allora che era di una qualità straordinaria; i bianconeri tutti quegli italiani non ce li ha".
Con il 2022 sono passati 40 anni, e tanto si è detto e scritto. C’è ancora qualcosa di inedito da dire?
"Sono almeno 30 i programmi che narrano questa vittoria e delle singole partite che hanno contribuito a fare la storia. Nel mio caso, però, racconterò particolari inediti di Zico e su Zico con il quale ho passato giorni irripetibili (realizzando anche Buffa & Zico “Delitto imperfetto“ che andrà in onda da stasera su Sky, ndr)".
L’Italia ha vinto un altro titolo nel 2006, ma quello di Spagna sembra ieri e si parla sempre del Mundial dell’82.
"E’ stato un passaggio storico irripetibile. Erano gli Anni di Piombo, uscivamo dal calcio scommesse, ed è stato un riscoprirsi uniti. Poi l’Italia ha avuto la certezza di se, di essere forte, ha battuto i migliori, l’Argentina con Maradona, il super Brasile, la Polonia e la solita Germania".
Tante storie, come racconta lei. Ma è stato il Mondiale di Bearzot, Rossi o di altri?
"Senza le certezze di Bearzot, non ci sarebbe stato Rossi, poi splendido in campo. Lui li ha responsabilizzati, ma soprattutto erano giocatori veri e la chiusura delle frontiere aveva per forza tirato fuori una generazione di pesonalità. Dai vecchi ai giovani. Si può dire che senza le idee di Enzo non si sarebbe creato il sistema del calcio contemporaneo".
Qui abbiamo un occhio di riguardo per Antognoni, eroe sfortunato...
"Vero e per questo a Firenze mi soffermerò più a lungo su Giancarlo, persona squisita, con una storia bella della sua notte prima della finale che mi ha raccontato Graziani. Un altro super personaggio".
Quale sarà il suo prossimo ’lavoro’?
"La prossima produzione si chiama ’Amici fragili’, ed è la storia di un incontro e una notte incredibile a Genova tra Gigi Riva e Fabrizio De Andrè, così distanti, ma così simili".