La sentenza storica per i rider: illegittimi i licenziamenti di Uber

A un anno dalla morte di Sebastian Galassi arriva la decisione del giudice anche per 55 fattorini fiorentini

Una delle proteste in giro per l’Italia degli ex riders di Uber Eats

Una delle proteste in giro per l’Italia degli ex riders di Uber Eats

Firenze, 2 ottobre 2023 – Ucciso dal lavoro. Così è morto un anno fa Sebastian Galassi, rider fiorentino di 26 anni deceduto in un incidente stradale mentre stava consegnando la cena a qualcuno. Una tragedia che colpì tutta Firenze, e non solo, facendo luce (tragicamente) sul mondo del food delivery e sulle condizioni di lavoro che molti giovani sono costretti a sopportare per portare uno stipendio a casa. Un settore che per troppo tempo ha galleggiato in una zona d’ombra normativa e che adesso – 365 giorni dopo la morte del giovane fiorentino – registra una svolta storica in termini di tutele.

Pochi giorni fa, infatti, il tribunale di Milano, con una decisione pilota nel settore del lavoro tramite piattaforma, ha dichiarato "illegittimi" i licenziamenti che hanno coinvolto circa quattromila rider di Uber Eats in Italia, dopo la decisione della multinazionale statunitense di lasciare il mercato italiano. Licenziamenti che, quindi, devono essere "revocati", aprendo un tavolo con i sindacati nonostante i rider siano inquadrati come lavoratori autonomi. Di questi 4mila rider sono 55 quelli fiorentini.

“Si tratta di un risultato straordinario, le aziende non possono sottrarsi alla legge – commenta Nidil Cgil Firenze –. A Firenze, dopo la comunicazione della cessazione di attività ai rider locali, abbiamo raccolto 55 impugnative, e altrettanti rider si sono rivolti a noi per capire come muoversi".

Il tribunale del lavoro, accogliendo il ricorso presentato dalla Cgil di Milano (con le sigle Nidil, Filcams e Filt) ha dichiarato "la natura antisindacale della condotta di Uber Eats Italy srl consistente nella omissione della procedura di consultazione per la cessazione delle attività del food delivery nel territorio nazionale risolvendo tutti i rapporti di lavoro". E ha ordinato alla società di "avviare con le organizzazioni sindacali ricorrenti le procedure e il confronto previsto in caso di cessazione di attività".

Un atto, quindi, che fa da spartiacque, equiparando i rider ai lavoratori subordinati nelle procedure che regolano la fine del rapporto di lavoro. "La disposizione del tribunale di Milano rappresenta per noi una vittoria importante – conclude la Nidil Cgil Firenze – che premia la nostra perseveranza e il lavoro di base, oltre alle mobilitazioni e alla volontà di rappresentare un settore difficile e complesso su cui stiamo raccogliendo nel tempo risultati".

P.M.