
di Stefano Brogioni
Firenze
L’holter. Il processo per la morte di Davide Astori ruota intorno a questo apparecchio.
Nelle 24 ore di applicazione, dicono i consulenti del pubblico ministero Antonino Nastasi, avrebbe captato la anomalie maligne del cuore malato del capitano viola e si sarebbero innescati ulteriori accertamenti, che avrebbero portato a scoprire quell’avversario subdolo che DA13, dopo gran parte dei suoi 31 anni passati sul rettangolo verde, non sapeva neanche di affrontare: la cardiomiopatia aritmogena.
Ma Astori non indossò mai l’holter.
Per l’accusa, dunque, il professor Giorgio Galanti ha omesso quell’accertamento, conseguenza di un’errata valutazione o di una sottovalutazione degli esiti dei test effettuati nella visita per l’idoneità sportiva del luglio del 2016 e del 2017.
Per questo, il pm Antonino Nastasi ha concluso la sua requisitoria chiedendo la condanna a un anno e sei mesi (ovvero due anni e tre mesi ’scontati’ per effetto del rito abbreviato) del medico di Prato, unico imputato del procedimento, l’ultimo medico sportivo (all’epoca era il direttore della struttura di Careggi, oggi è in pensione) a dichiarare ’abile’ Astori e il suo cuore.
Nessuno sapeva che il difensore della Fiorentina e della Nazionale avesse la cardiomiopatia aritmogena. Era in una fase "pre-sintomatica", anche se, alla visite di idoneità, secondo la consulenza del professor Domenico Corrado, c’erano dei segnali da cogliere che, secondo il protocollo cardiologico ’Cocis’, imponevano una maggiore investigazione. Quella che, per l’accusa, avrebbe smascherato il male nascosto.
"Non c’è certezza che l’holter avrebbe evidenziato la patologia", dice l’avvocato Sigfrido Fenyes, legale di Galanti. E’ toccato a lui, nel pomeriggio, dopo una breve pausa pranzo, rispondere alla requisitoria del pm Nastasi, poggiandosi spesso sulla perizia dei consulenti del gip, Antonio Pezzuti, che ridimensiona, rispetto alla posizione dell’accusa, la centralità del ruolo dell’holter in questa vicenda. Il "grading" della malattia di Astori non è così scontato che sarebbe emerso effettuando questo accertamento, per colpa della variabilità delle aritmie che sino a quel momento aveva mostrato il cuore del difensore della Fiorentina e che nella notte prima della partita del 4 marzo Udine, culminarono nella "morte cardiaca tachiaritmica".
C’è grande attesa per la prossima udienza, quella del 3 maggio, giorno in cui il giudice pronuncerà la sentenza. Ieri, in tribunale c’era anche Francesca Fioretti, la madre della figlia di Davide, Vittoria.