L’eccidio di Pratale. Germania condannata per crimini di guerra. Ai parenti 50mila euro

L’eccidio di Pratale. Germania condannata per crimini di guerra. Ai parenti 50mila euro
L’eccidio di Pratale. Germania condannata per crimini di guerra. Ai parenti 50mila euro

di Pietro Mecarozzi

e Andrea Settefonti

FIRENZE

Mirella Lotti aveva solo 8 anni quando i militari tedeschi catturarono il padre Giuliano, per poi ucciderlo poche ore più tardi in un bosco a Pratale, vicino Tavarnelle Val di Pesa. Era il 23 luglio 1944, sono passati quasi ottant’anni, ma quel dolore non è ancora svanito e forse non svanirà mai. Nel frattempo, però, la giustizia ha fatto il suo corso, e ieri il tribunale di Firenze ha accertato "la responsabilità delle forze armate tedesche del Terzo Reich per il crimine contro l’umanità", condannando la Repubblica Federale di Germania a risarcire i familiari eredi delle vittime. Una sentenza storica con la quale il giudice Susanna Zanda ha fissato un indennizzo di 50mila euro (che diventano approssimativamente 75mila con gli interessi maturatai dal 1945 a oggi) a favore di Mirella Lotti, 88 anni, per l’assassinio del padre Giuliano Lotti, trucidato insieme ad altre undici persone nella strage di Pratale.

E sempre per fatti avvenuti nella stessa zona, il giudice ha stabilito una somma di 25mila euro (rivalutati anche questi con gli interessi a partire dal 1945), per Sergio e Katia Poneti, nipoti di Egidio Gimignani, partigiano catturato a Tavarnelle val di Pesa il 20 giugno 1944 dai nazisti, che lo torturano per estorcergli informazioni sui suoi compagni per poi ucciderlo brutalmente. In quei giorni le forze del Terzo Reich si stavano ritirando verso Firenze, ma furono raggiunti e quasi accerchiati dalle truppe alleate. I soldati tedeschi fecero irruzione nel podere di Pratale dove si trovavano quattro famiglie di sfollati e separarono le donne dagli uomini. Questi ultimi vennero fatti entrare in un boschetto limitrofo, allineati e fucilati sul posto.

Si tratta di un "crimine contro l’umanità", scrive il giudice, lesivo di valori universali che trascendono gli interessi della singole comunità statali e rispetto ai quali "non trova spazio alcuna immunità". Sarà lo Stato italiano a versare il risarcimento ai parenti delle vittime attingendo dal Fondo di garanzia, voluto dal Governo Draghi, per le vittime del Terzo Reich. Tutti i parenti delle vittime nella causa sono stata assistiti dagli avvocati Iacopo Casetti e Vittoria Hayun.

"Quasi non ci credevo. La sentenza l’ho soltanto letta velocemente, ma è davvero una grande emozione – spiega commossa Katia Poneti, nipote di Egidio Gimignani, durante la conferenza stampa organizzata dal Comune di Barberino Tavarnelle –. Soprattutto perché c’è scritto che sono stati i tedeschi ad aver ucciso mio nonno che combatteva per la libertà. È morto da eroe. E leggere questo nero su bianco cambia completamente la dimensione". Non c’è dubbio sulla prova del crimine, secondo il giudice: oltre alla testimonianza dei carabinieri, dell’allora sindaco e del parroco, c’è il libro Storia e memoria 1940-1945 del Comune di Tavarnelle che raccoglie le testimonianze dei compaesani della vittima sulla rappresaglia compiuta dai tedeschi.

"Tutti narrano di come i tedeschi informati da una spia dell’uccisione del soldato tedesco – si legge nella sentenza – rastrellarono dapprima Montebernardi in cui si ritrovavano i partigiani della ‘Faliero Puccì che riuscirono a fuggire per tempo, e poi trovarono Egidio Gimignani" che fu identificato come partigiano per via di un fazzoletto rosso o di una rivoltella. L’uomo, continua la sentenza, "fu portato dai tedeschi nella Pieve per il riconoscimento da parte del prete e poi, a bordo di una jeep, fatto girare tre volte in paese per vedere se riconoscesse qualcuno. Poi siccome non parlava venne preso a coltellate e sgozzato sull’orlo di una buca, fatta scavare dal macellaio che morì per lo choc".

All’incontro di ieri era presente, oltre ai due legali, anche il sindaco di Barberino Tavarnelle, David Baroncelli, che ha espresso la sua soddisfazione: "È tra le prime sentenze del genere a livello nazionale, di sicuro della Toscana – chiosa il primo cittadino –. Ha un importante valore simbolico e ha un interesse di carattere collettivo per l’assunzione di responsabilità della Germania. Si è ristabilita la giustizia con la storia". Molto del merito della sentenza del tribunale fiorentino va sicuramente ai due avvocati.

La giovane Vittoria Hayun si è detta "particolarmente emozionata in quanto quanto anche la mia famiglia è stata coinvolta in vicende come questa, legate alla guerra". Mentre Iacopo Casetti ha evidenziato di "essere orgoglioso della sentenza per il valore che ha per la memoria storica e per il riconoscimento dei fatti. Adesso notificheremo la sentenza alla Germania, mai presente al processo, e all’Avvocatura di Stato". Tanta l’emozione anche per Mirella Lotti: "Sono emozionata – ha detto la donna –, non credevo che tutto questo potesse essere possibile. Sono contenta per questo riconoscimento". A commento della sentenza, scrive l’Ansa, il ministero degli Esteri tedesco spiega che "le riparazioni per i danni di guerra tra la Germania e l’Italia sono state regolate con la rinuncia italiana alle richieste di risarcimento nei confronti della Germania stessa".

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