Lavoratori ma comunque poveri, una generazione in crescita

Sono 600mila in Toscana: operai agricoli e domestici. L’allarme di Angelini (Cgil): "Rischiamo un futuro senza manodopera"

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FIRENZE

Quasi 600mila lavoratori poveri in Toscana, il 37% del totale nel 2020 anno della pandemia, il 28% nel 2021. "È un dato estremamente preoccupante, già da tempo poniamo il tema del lavoro povero, sia a livello regionale e che nazionale" dice Dalida Angelini, segretaria generale Cgil Toscana.

Lavorano ma non arrivano a fine mese...

"Sì, si è poveri anche lavorando. Nel tempo il lavoro si è precarizzato e frantumato e questo porta le persone a percepire una retribuzione sotto la soglia di povertà".

Chi sono?

"Ad esempio i part time involontari. Ci sono due elementi da tenere presenti: da una parte la precarizzazione del lavoro ovvero chi viene assunto con un contratto a tempo determinato di un giorno e dall’altra i salari".

Basta rinnovare i contratti?

"No, non basta. C’è bisogno che il governo scelga delle operazioni strutturali a partire dalla riforma del fisco per mettere più soldi in busta paga ai lavoratori".

Quali operazioni strutturali?

"Da subito, sarebbe possibile agire sul cuneo fiscale che, nel tempo, è stato attribuito solo alle imprese; bisogna che ne usufruiscano anche i lavoratori dipendenti per far crescere le retribuzioni. Serve agire con delle scelte strutturali e non bonus, come quello per l’energia che è stato dato per un mese".

Lei ha proposto anche il contratto unico nazionale di inserimento finalizzato al tempo indeterminato...

"Funzionerebbe come per i vecchi contratti di formazione lavoro: l’azienda ha bisogno di un lavoratore che viene assunto per 12-24 mesi. Ci sono dei livelli di inquadramento, in questi mesi oltre a lavorare si farà la formazione e allo scadere dovrà essere assunto a tempo indeterminato. Ci saranno poi anche contratti a tempo determinato, per esigenze particolari, come nel caso del turismo balneare, ma con causali specifiche".

Cosa comporta avere dei lavoratori poveri oggi?

"Che avendo una contribuzione bassa, saranno potenzialmente dei pensionati poveri. Se non si pone rimedio, rischiamo di avere un disagio sociale forte in futuro. C’è poi la denatalità, siamo una società che invecchia, nessuno fa più figli perché non c’è stabilità lavorativa. Tra qualche anno avremo anno un problema di manodopera, l’età media si alza, quali saranno i lavoratori di domani? Il più grande anticoncezionale che è stato messo in campo dallo Stato sono le leggi come il job act che hanno frammentato e precarizzato il lavoro. Sono gli effetti delle scelte sciagurate che i governi che si sono succeduti".

Le categorie più colpite sono i lavoratori agricoli e dei servizi domestici. E il turismo?

"Bisogna lavorare meglio per l’allungamento delle stagionalità. E soprattutto bisogna considerare i lavoratori come elemento di promozione del turismo toscano: è fondamentale che il personale lavori bene, sia preparato professionalmente ed abbia stabilità, se vogliamo offrire un turismo di qualità".

Carlo Casini

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