Francesco
Gurrieri
Sono già diverse le studiose del nostro Ateneo che hanno scritto delle intuizioni e dell’intelligente scavo sulla condizione femminile di Simone de Beauvoir (1908-1986) nell’àmbito dell’esistenzialismo. Dopo le pubblicazioni di Enza Biagini e Sandra Teroni, è fresco di stampa il volume Simone de Beauvoir, Libertà e necessità (Clichy), a cura di Cristina Giachi e Maria Luisa Vallauri. A 60 anni dalla prima uscita italiana de Il secondo sesso, questo nuovo lavoro racconta con passione e attenzione il lavoro della scrittrice e filosofa, il suo impegno e la sua capacità di analizzare la condizione femminile. La de Beauvoir, secondo le due autrici, ha forse tracciato una storia dell’umanità dal punto di vista delle donne, denunciando la struttura patriarcale di una società che le ha relegate al silenzio di un ruolo subordinato.
Ma se l’aspetto del lavoro delle donne è puntualmente analizzato dal punto di vista socio - antropologico dalla Vallauri nella prospettiva dell’eguaglianza radicale tra l’uomo e la donna, il contributo della Giachi ha una lettura diversa, proponendo un inedito approccio, sottolineanndo come la de Beauvoir abbia contribuito a conquiste capitali come il diritto di voto alle donne (in Francia ne 1945, in Italia nel ’46, nella Dichiarazione universale dei diritti unani nel ’48), le riforme del diritto di famiglia, l’abolizione del delitto d’onore, la configurazione dello stupro come reato contro la persona invece che contro la morale pubblica. Ma ancora del testo della Giachi (già nostra vicesindaca, ora presidente della commissione cultura e istruzione della Regione) piace sottolineare il suo confrontarsi di ‘status’: Sono una donna del XXI secolo, madre lavoratrice, impegnata nella vita pubblica (…), ho vissuto sulla mia pelle, prima di ritrovarlo così ben agito e trattato nel lavoro di de Beauvoir, cosa sia il singolare che diventa politico. Ed ancora: Questa tensione ha reso la scrittrice refrattaria agli inquadramenti ideologici, facendo di lei una figura scomoda e disturbante, anche da morta. Del resto, aggiungiamo, il suo rigoroso impegno nella rivista Les Temps Modernes resta garante di una distanza critica dai totalitarismi comunisti, che le consentì l’esercizio della libertà: nella ricerca, nella politica, nella letteratura, nella realizzazione personale.