REDAZIONE FIRENZE

La violenza dei videogame Ma è la vita

Ragazzini che distruggono con impunità: una realtà che minaccia la nostra società. La responsabilità degli adulti è di formare i giovani alla percezione della dimensione etica della realtà.

di Sandro

Rogari

Non sono ben chiare le intenzioni. Certo non si va a spasso con una tanica di benzina e un accendino per fare una passeggiata. Che senso ha distruggere, portare danno, aggredire? Soprattutto che senso ha se lo fanno dei ragazzini convinti di muoversi nell’impunità. Non so dare una risposta, ma constato due cose che rinviano alla piena responsabilità degli adulti. Anzitutto, i ragazzi sono messi a contatto continuo della violenza. È un messaggio diffuso e pervasivo che viene da film di pessima qualità che coltivano la violenza estrema come unica compensazione al vuoto delle idee e della creatività. In secondo luogo, manca la mediazione degli adulti nel ricomporre nella mente di adolescenti e ragazzi la distanza abissale che separa la realtà dalla finzione. Purtroppo su questo versante temo che andrà sempre peggio. L’Intelligenza Artificiale sviluppa enormi potenzialità nella creazione di una fasulla realtà parallela. Per l’IA tutto è possibile. Peccato che niente sia reale. Peccato che gli esseri umani soffrano davvero; si disperino davvero; possano piombare davvero nel baratro della disperazione. Ma questo è ignoto ai ragazzi della tanica di benzina. La fatica richiesta per creare o per acquisire ciò che intendono in un attimo distruggere non fa parte della loro umanità. Dovremo ripensare tutto, in famiglia come nella scuola, partendo proprio da questo pilastro educativo: formare i ragazzi alla percezione della dimensione etica della realtà. È necessario formare alla conoscenza del bene e del male in tutte le loro positività e negatività. Sembra una banalità dire che la vita non è un videogioco. Eppure per molti adolescenti lo è perché conoscono solo questo. Questo provoca un inaudito annebbiamento delle menti. Il resto lo fa lo spirito gregario, l’ossequio a un capo che si presume guida e maestro. È un grave pericolo che minaccia la nostra società e che va affrontato con determinazione.