CARLO CASINI
Cronaca

La via d’accesso dall’Appennino. Ville, colline e auto in coda perenne

La strada principale che collega la zona verde al centro della città è schiava di smog e rumore. I residenti chiedono di valorizzare il giardino dell’Orticoltura con eventi aperti alla popolazione.

La via d’accesso dall’Appennino. Ville, colline e auto in coda perenne

Più che un rione, una serie di borghi lungo la via che arriva dall’Appennino, la Bolognese, fino a Porta San Gallo e all’Arco dove Francesco I nel 1739 fece il suo trionfale ingresso in una Firenze che la casata dei Lorena avrebbe guidato insieme al resto del Granducato per un secolo (pausa napoleonica a parte). Per un beffardo caso della storia, da quell’arco 120 anni dopo i Lorena ne fecero anche l’uscita con Canapone che tornava verso l’Austria.

Anche Nardella si appresta con buona probabilità a fare le valige per lasciare piazza Signoria diretto a Nord, se eletto al parlamento di Bruxelles. In vista delle amministrative, "La Nazione" continua il suo giro per i rioni di Firenze, chiedendo ai cittadini cosa farebbero se fossero sindaci. Invero, dal 1808 al 1865, questo lembo di territorio non era neanche fiorentino, ma del comune sparso del Pellegrino; però oggi fiorentino è e partendo da La Lastra sono tante le istanze che si vorrebbero far rotolare giù dalla fino al salone dei Cinquecento. "S’io fossi sindaco? Creerei dei riferimenti sociali per i ragazzi, tipo un centro giovani – dice Giancarlo dell’Omo, residente della frazione – Poi l’area pubblica è demandata alla buona volontà dei cittadini, perché altrimenti langue: darei più attenzione alla gestione del verde". Sugli spazi per i bimbi punta anche la barista Jessica Vergari: "Mancano parchi, verde ce n’è tanto, ma è tutto privato e il campetto più vicino per giocare all’aria aperta, che è fuori comune a Pian di San Bartolo è da tempo chiuso perché ci sono le porte pericolanti. Per portare i ragazzi al parco bisogna arrivare fino all’Orticoltura! Poi riqualificherei la piazzetta qui davanti, ché sono anni lo chiediamo, e metterei l’illuminazione che manca in tutto il tratto fino all’ Anfas, la sera camminare è rischioso".

"Io chiuderei un cantiere che attanaglia Monterinaldi, è tutto un passare di betoniere, un imprenditore russo ha levato dei bellissimi olivi per mettere la vigna e sbanca terra di continuo; non so chi gli abbia dato i permessi, ma se fossi sindaco io glieli leverei – sentenzia Maria – E poi la via Bolognese è piena di buche, con i motorini e le bici è pericolosa".

"Spiegherei meglio lo scudo verde – dice il benzinaio Simone Ciurli, che spesso deve dare informazioni a chi arriva da fuori diretto verso la città – C’è una gran confusione per sapere se si può entrare o no a Firenze, ogni volta dicono una cosa diversa e anche noi non sappiamo cosa dire". Scendendo, al centro dell’attenzione c’è ancora la Bolognese: "Porrei attenzione alla sicurezza stradale – dice la signora Tagliaferri –Dal Pino alla rotonda è quasi tutto senza marciapiede, è pericoloso, in particolare all’ incrocio della Salviati dove stringe. Poi sulla Bolognese le macchine non rispettano la distanza di sicurezza e tagliano le curve: metterei auto civetta a far multe agli automobilisti prepotenti".

"Siamo del Casentino ma capitiamo spesso – riflettono Sergio Fiorini e la moglie al Dragone – Se fossimo sindaci? Sicuramente faremmo qualcosa per la sicurezza, rispetto a qualche anno fa si percepisce a pelle che è peggiorata; prima c’erano eventi di richiamo che portavano vita e persone da fuori. Oggi abbiamo la sensazione che non ci sia più quell’energia, ci sia più abbandono, e si sfalda anche il senso civico. Basta vedere in questa zona quanto cozzano con le belle ville e le facciate signorili le erbacce sui marciapiedi, le bici abbandonate. Inoltre i parcheggi per chi non è residente sono troppo cari". "Meno congestione di auto, più mezzi pubblici, più verde, più occasione di incontro tra le persone, riduciamo l’afflusso turistico, e regolamentiamo gli affitti brevi", è il programma di Ugo in via del Pellegrino. Siamo giunti al Ponte Rosso: qui ci sono i cantieri della tramvia a infuocare gli animi. Ma è storia nota, e la più divisiva tra tutti i candidati sindaci, quelli veri.