OLGA MUGNAINI
Cronaca

La torre dei pazzi. Un bracciale per arricchire il Tesoro dei Granduchi

Il maestro orafo Dari dona la sua creazione al complesso di Palazzo Pitti "Da fiorentino è un vero onore entrare a far parte della meravigliosa collezione" .

Il Tesoro del Granduchi, uno dei musei di Palazzo Pitti, si arricchisce di un gioiello contemporaneo di tradizione antica, donato dall’artista, orafo e scultore Alessandro Dari.

Maestro e custode di antichi saperi ed esploratore delle scienze moderne, Dari fonde il mondo fisico e il mondo spirituale in un’alchimia che plasma i suoi gioielli artigianali unici al mondo, realizzati nel suo laboratorio-museo in San Niccolò. Da questa ricerca nasce il bracciale in oro, bronzo e argento, dal titolo "La torre dei pazzi", che è stato scelto dal direttore Eike Schmidt poco prima che terminasse l’incarico alla guida delle Gallerie degli Uffizi, per entrare a far parte della storica collezione del Tesoro del Granduca.

Il bracciale rappresenta una sorta di corona di spine, con al vertice una torre, intesa sia come prigionia ma anche come possibile liberazione da un dolore. Dalla corona spuntano mani tese e ali che spiccano il volo, in una tensione di sofferenza ma anche di speranza. L’opera, impreziosita da diamanti e ametiste, è lavorata interamente a mano con la tecnica della fusione a cera persa, rifinita a cesello e sbalzo.

Toccante quanto personale, il titolo del bracciale che rimanda a una vicenda biografica dell’artista eppure così empatica e collettiva. Il riferimento è alla Torre dei Pazzi di Vienna, che si trova ancor oggi nel vecchio campus universitario in Spitalgasse. Un edificio noto come Narrenturm, la torre dei pazzi appunto, costruito da Giuseppe II, in base a una nuova concezione del manicomio ispirata ai criteri dell’illuminismo. Attorno a questa struttura a doppio anello concentrico i ricoverati erano lasciati per ore a girare attorno, con i loro demoni e fantasmi.

Anche la madre di Dari ha vissuto una ’reclusione’ simile in un manicomio italiano, dove tra l’altro conobbe e diventò amica di Alda Merini, compagne dello stesso male e dolore, che le inviò questa poesia: Poetessa dei colori / Poetessa nel dolore / In una torre senza luce / La notte era alata.../ Ci sveglia / Ci accompagna / Per vivere / Per sentire ancora per poco / una piccola mano / Che ti cerca. / Nel volo.../ Prima di tornare / Ancora / In te / Nel giorno.

"Mia madre mi ha raccontato a lungo di quel periodo terribile, quando i malati psichiatrici erano trattati come carcerati e sottoposti a spaventosi trattamenti - racconta Dari -. E della sua amicizia con Alda Merini, compagna di sventura e di lettere che si scambiavano regolarmente. Da quei ricordi è nata la mia collezione che comprende il bracciale donato al museo. E’ per me un grande onore, da fiorentino e da artista che porta avanti la gloriosa tradizione dei nostri maestri orafi, entrare a far parte della meravigliosa collezione del Tesoro del Granduca e per questo ringrazio il direttore Eike Schmidt e tutto il suo staff del privilegio concesso".