
Pullman con croceristi sul lungarno, un assalto continuo
Edicole trasformate in bazar. Ma ora il Comune dice basta. Da metà luglio scatteranno i controlli della polizia municipale contro i chioschi che, invece di vendere giornali, si sono reinventati boutique di souvenir, spesso traboccanti di gadget kitsch, calamite e riproduzioni del David in pose discutibili. L’amministrazione ha deciso di intervenire con fermezza per riportare ordine, soprattutto nel centro storico, dove molte edicole hanno abbandonato la loro funzione originaria trasformandosi in veri e propri punti vendita turistici. Saranno sanzionati – prima con una multa e poi, in casi estremi, anche con il ritiro della licenza – non solo coloro che superano la quota consentita del 30% di merce extra-editoriale, ma anche quelli che espongono souvenir con immagini ritenute volgari, sessiste o offensive del patrimonio artistico, come le celebri statue rinascimentali riprodotte con dettagli anatomici messi in evidenza o magliette con doppi sensi a sfondo sessuale (cosa, questa, vietata dall’articolo 7 del Regolamento Unesco).
L’operazione punta a far rispettare il regolamento comunale sulle edicole e a proteggere l’immagine decorosa della città, sempre più minacciata da un turismo di massa che banalizza anche l’arte. Negli ultimi mesi, i vigili hanno già effettuato controlli mirati, riscontrando numerose irregolarità, tra cui l’esposizione di merce non autorizzata e l’occupazione abusiva di suolo pubblico. Con l’avvio dei nuovi controlli, Palazzo Vecchio intende rafforzare la tutela delle edicole come presidi culturali e informativi della città.
Il Comune fa sapere che "con l’intensificazione dei controlli puntiamo sempre più alla vivibilità del centro e all’equilibrio dell’offerta commerciale rivolta ai residenti con quella pensata per i turisti, in questo caso a maggior ragione perché le tutele contenute nel regolamento riguardano la vendita di giornali e di prodotti editoriali, particolarmente importanti per la qualità dell’informazione per i cittadini e per la vita civica della nostra città".
Nei giorni scorsi, l’assessore allo Sviluppo economico, Jacopo Vicini, ha voluto incontrare le associazioni di categoria e i sindacati degli edicolanti per analizzare la situazione e cercare, insieme, una soluzione che possa dare una mano al settore. L’assessore, che riconvocherà il tavolo nei prossimi giorni, ha chiesto a Confcommercio e alle sigle sindacali delle proposte così da avviare una sorta di piano di salvataggio. "Abbiamo incontrato i sindacati e le associazioni per capire quali misure possiamo mettere in campo per sostenere le edicole, tutelandone però la loro funzione", dice Vicini.
Del resto, il confine tra cultura e cartolina è sempre più sottile, soprattutto quando il David e la Venere si ritrovano stampati su grembiuli da cucina o boxer fluo. Ma Firenze non ci sta: l’edicola deve tornare a essere un presidio urbano, non un punto vendita per calamite osé. E se qualcuno pensa che l’arte possa diventare gadget da bancarella, da metà luglio rischia una multa salata. I controlli ci saranno, e le sanzioni pure. Perché – come dice Andrea, storico edicolante dell’Oltrarno – "meglio un quotidiano spiegazzato che un Michelangelo o un Botticelli in slip leopardati".
Ma per Franco Marinoni, direttore Confcommercio Toscana, "l’attuale normativa prevede che non più del 30% dei prodotti esposti siano non editoriali, è evidente che questo penalizza l’attività soprattutto delle edicole del centro storico, popolato essenzialmente da stranieri. Serve un piano strategico che riveda l’attività delle edicole, consentendo loro di essere sostenibili e competitive. Siamo impegnai con lo Snag-Confcommercio (il sindacato degli edicolanti, ndr) ed il Comune a trovare soluzioni in questo senso"