
Un Blasco molto emozionato riceve l’onorificenza in Palazzo Vecchio dalla sindaca-fan Funaro "A Firenze vengo a suonare da tanto: ho sempre trovato un pubblico caldissimo, direi focoso".
"Ho chiamato mia mamma, le ho detto: ‘Mi danno le chiavi della città di Firenze’. E lei mi ha detto ‘Ma sono proprio sicuri?’. È sempre stata così, si preoccupa degli altri. Magari qualche anno fa avrei detto anche io: ‘Attenzione a darmi le chiavi, potrei combinare guai’, ma adesso sono diventato più tranquillo". È un emozionato Vasco Rossi a parlare durante la cerimonia per le Chiavi della città di Firenze, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, gremito di fan (tutti con lo smartphone in mano per immortalare lui, e il momento) che hanno ingannato l’attesa intonando i suoi successi, da ’Sally’ a ’Ogni volta’ passando per ’Senza parole’. Il Blasco arriva in Comune alle 16, puntualissimo, a bordo di un van nero con vetri oscurati, come le grandi rockstar. Ma lui no, è "uno di noi", gentilissimo con tutti, curioso di scoprire – per la prima volta nella sua vita – le bellezze di quello che in origine si chiamava palazzo dei Priori. Ed è un Blasco commosso, con la voce bassa, quando riceve l’onorificenza dalla sindaca Sara Funaro. E, infatti, il pensiero vola al padre Carlino, camionista, "che non ha potuto vedere niente di tutto questo" commenta il Kom che prima lancia messaggi ai giovani. "Ai ragazzi direi di stare tranquilli, perché ce la farete tutti. Adesso ve lo dico col cuore: sono convinto di questo, perché è così, alla fine si trova sempre la propria strada". E poi le rivelazioni a cuore aperto: "Per scrivere canzoni ho sacrificato tutto, ho fatto una vita abbastanza solitaria, non sono abituato a incontrare le persone. Sul palco è un’altra cosa".
Quindi ripercorre il suo straordinario cammino artistico e umano. "Una volta cantavo: ‘Voglio una vita spericolata’, oggi dico: ‘Sono una vita spericolata’". Un passaggio che racchiude la sua evoluzione, in cui la vita viene celebrata in tutte le sue forme e sfumature. "Noi siamo la vita, la vita vissuta, la vita complicata, la vita ostinata, la vita fiera, la vita meravigliata. La vita spericolata è la continua ricerca di un senso e ogni ricerca è sempre spericolata". Il suo è un inno alla vita, non alla autodistruzione come qualcuno ha voluto interpretare erroneamente la sua celebre canzone. "Perché la vita non è garantita. La vita è l’essere" sottolinea ricordando che il tour 2025 ha come filo conduttore proprio la vita. "In questo periodo di odio e violenza dove sembra che contino solo valori del denaro, dell’arroganza e del potere, nel totale disprezzo della vita umana, noi celebriamo la vita in tutte le sue forme, dimensioni ed espressioni". C’è spazio, poi, per i ricordi, come quel video di ’Vivere’ "girato in una discoteca di Firenze, il Meccanò", per festeggiare i quarant’anni dal disco ‘Cosa succede in città’ – che di fatto segnava una nuova fase della carriera dell’artista e usciva proprio il 9 giugno 1985 – e per salutare una cara amica, la sua "ragazza sempre" Irene Grandi, presente alla cerimonia delle chiavi. "Firenze è la culla del Rinascimento, dove sono nati i più grandi artisti del mondo: Leonardo da Vinci, Michelangelo, Dante Alighieri che ci ha dato la lingua italiana, racconta sbirciando il suo smartphone giallo. "Perchè altrimenti temo di non ricordare qualcosa". Poi si scioglie ed è un fiume in piena. "A Firenze vengo a suonare da molto tempo: ho sempre trovato un pubblico caldissimo, direi focoso che mi ha accolto con entusiasmo e che ama le mie canzoni. Ancora oggi, ancora ieri, quello che io definisco il mio popolo, il popolo del rock, non si è smentito nemmeno quest’anno. Erano in tantissimi: 130mila cuori che battevano all’unisono" dice Vasco riferendosi ai due show dei giorni scorsi alla Visarno Arena. Dove era presente anche la sindaca Funaro, grande fan del Kom – "in camera avevo il poster e ogni sera gli davo la buonanotte" – anche lei molto emozionata nel consegnare le chiavi di Firenze a Vasco, "non solo un eccezionale interprete musicale ma soprattutto un protagonista del nostro tempo, capace di riuscire a parlare a tutte e tutti con la sua musica". Al termine della cerimonia, la capocronista de La Nazione di Firenze, Erika Pontini, consegna al Blasco la targa dei 165 anni del quotidiano. E Vasco: "Mi raccomando, che mia mamma vi legge" riferendosi ai quotidiani del gruppo Monrif.