Summum ius summa iniuria è un detto latino che possiamo tradurre così: "il sommo diritto è somma ingiustizia", ma ancora meglio: "il massimo del diritto è il massimo dell’ingiustizia". Significa che se applichiamo la legge senza considerare il caso particolare, potremmo commettere una grande ingiustizia proprio in nome della legge. E’ quello che può succedere in Letteratura, se applichiamo le regole grammaticali imparate a scuola in modo meccanico, addirittura dogmatico. È un po’ come seguire il navigatore della macchina senza usare il buon senso, e farsi portare in un sentiero di campagna pieno di fango dove rimarremo impantanati. È il caso della punteggiatura. La famosa regola: "Non si può mettere la ‘e’ prima della virgola" non ha senso, ma non avrebbe senso nemmeno una regola che stabilisse il contrario. Ogni frase ha le sue virgole. Dipende tutto dalla fluidità del discorso e dalla comprensibilità della frase. A volte leggo romanzi in cui mi accorgo che lo scrittore ha obbedito a questa regola come un soldatino senza considerare le conseguenze, e così per riuscire a capire bene cosa sto leggendo, ecco che sono costretto a rileggere la frase più volte… quando invece sarebbe bastato piazzare una bella e santa virgola "prima della e" per ottenere la giusta chiarezza. Spesso, insomma, la mancanza della virgola prima della ‘e’ snatura il significato dell’intero periodo, o toglie forza alla frase, impedisce di dare il giusto valore alle parole, oppure spazza via l’ironia, o addirittura rende la frase poco comprensibile. Ci sono momenti in cui è bene non metterla, e altri in cui diventa indispensabile. Lo sapevano bene grandi scrittori del passato (Manzoni, Fogazzaro, De Amicis, solo per fare alcuni nomi), che andavano dritti per la loro strada. Basta rileggere le proprie frasi e decidere di volta in volta. La virgola è una pausa, una separazione che può diventare necessaria. Ogni volta si deve capire se è giusto lasciarla o toglierla. È anche una questione di ritmo, di "respiro". In letteratura le regole sono pietre lungo il cammino, che a volte dobbiamo calciare via. Ci sono addirittura codificazioni di "errori": pensiamo a tutte le volte che definiamo "licenza poetica" qualcosa che contravviene appunto alle regole per dare più forza a un verso poetico. "Meglio venirci con la testa bionda che poi che fredda giacque sul guanciale…" (Pascoli). Dunque va benissimo conoscere le regole, ma in certe occasioni è bene lasciarle da parte.
CronacaLa P e le smanie della punteggiatura