
Maddalena Crippa in scena nello spettacolo ’Crisi di nervi’ in una immagine d’archivio. Stasera l’attrice sarà a Fiesole al Teatro Romano
Nella cornice senza tempo del Teatro Romano di Fiesole, questa sera sarà Maddalena Crippa a chiudere "Iliade. Un racconto mediterraneo", progetto ideato da Sergio Maifredi per l’Estate Fiesolana, la storica rassegna che ogni anno accoglie il meglio della musica e del teatro nel cuore delle colline toscane. L’attrice darà voce al canto XXIV, che racconta il leggendario incontro tra Achille e Priamo: un nemico e un padre, due figure speculari travolte dalla guerra, ma ancora capaci di riconoscere nell’altro un volto umano. Crippa, tra le più importanti interpreti italiane, ha esordito giovanissima sotto la guida di Giorgio Strehler, segnando una lunga carriera tra teatro, cinema e televisione. Capace di attraversare i classici con forza e misura, da Sofocle a Brecht, da Pasolini a Eduardo, è una voce scenica limpida e intensa, che incarna con eleganza la parola e la restituisce al suo valore più profondo. "Il teatro è il luogo dove le parole tornano a vivere davvero" ha dichiarato in più occasioni. E in questo progetto, che rimette al centro la narrazione, la sua presenza assume un significato emblematico.
"Abbiamo scelto l’Iliade – ha spiegato il regista Sergio Maifredi – perché è la prima guerra della nostra memoria collettiva. È la madre di tutte le guerre, ma anche la radice di tutte le possibilità di pace, se si ha il coraggio di ascoltare". Un viaggio nel poema fondativo affidato a grandi interpreti contemporanei: ogni canto, una voce e ogni voce, un modo diverso di entrare nella materia epica. Dopo l’apertura il 26 giugno con Dario Vergassola e David Riondino, che hanno interpretato il canto XXIII con ironia tagliente e intelligenza affabulatoria, è seguito il 10 luglio Tullio Solenghi, che ha dato prova di una lettura misurata e intensa, sottolineando la modernità drammatica del testo.
La voce di Maddalena Crippa diventa lo strumento per riattivare quella memoria e per ritrovare nella parola antica un’eco attualissima. Un’occasione preziosa per riscoprire la bellezza del racconto e la sua capacità di farci sentire, oggi come allora, parte di una storia comune.