
"Oggi non è la giornata dei medici, oggi i riflettori devono essere puntati sui pazienti e la voce che deve uscire è la loro, perché sono i veri protagonisti" ha esordito Alessandro Anastasi, direttore della struttura di chirurgia generale dell’ospedale San Giovanni di Dio, dove ieri pomeriggio, durante la giornata mondiale della lotta contro il tumore al pancreas, c’è stato un "incontro tra amici" come ha definito il coordinatore della tavola rotonda Daniele Cultrera. Alcuni pazienti hanno avuto la forza di raccontare a voce alta la loro storia. Non è mancata la commozione, ma soprattuto il grande coraggio.
E’ Paolo, 61 anni, ad aprire le danze: "Lavoro ad Alia come autista e un giorno di febbraio dell’anno scorso, dopo la visita del rinnovo della patente, il cardiologo mi dice che aveva sentito il fegato ingrossato. Da lì un calvario di visite, una dopo l’altra. I medici mi danno la diagnosi: tumore al pancreas, però al primo livello, pensa che fortuna" dice Paolo con un sorriso in faccia e una risata per sdrammatizzare. "L’unica mia paura? Il futuro. Non poter veder crescere i miei nipoti, dato che uno era ancora nella pancia di mia figlia". Un racconto che potrebbe apparire low profile, ma che si porta dietro non solo il dolore di Paolo, ma di tutta la sua famiglia: "Non ho mai pianto, mia moglie mi chiedeva come fosse possibile, ma io piangevo per le buone e piccole notizie che di tanto in tanto arrivavano".
Si prosegue con Margherita, 54 anni, che condivide con Paolo lo stesso nemico. "Quando ho iniziato a fare i primi esami per sapere cosa avevo, io temevo il tumore, ma non volevo pensarlo" racconta Margherita.
Una prima fase di non accettazione che colpisce molti pazienti. "Quando la diagnosi è così chiara l’unica decisione da prendere è scegliere a chi mettere in mano la tua vita, ti senti così impotente perché è l’unica cosa che puoi fare, oltre che sperare". Poi è arrivato il videomessaggio di Fedez: "Sono felice di dare il mio contributo e sono felice che l’iniziativa verta sul racconto delle persone" sottolinea il rapper. La scelta di contattare Fedez è stat subito chiarita dagli organizzatori: "Fedez lo consideriamo un paziente come tutti gli altri, nonostante la sua fama, crediamo che sia importante anche la sua testimonianza, niente è stato fatto a scopo pubblicitario".
Linda Coscetti
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