La lettera S come Scoperta

Scrivere è un viaggio a vista, una scoperta di storie che già esistono. La bellezza della scrittura romanzesca sta nell'esplorazione, nell'incontro con personaggi inaspettati e nella fiducia nella storia.

Lo abbiamo già detto altre volte, ma perché non ripeterlo una volta in più? La bellezza della scrittura romanzesca è la scoperta, non l’invenzione. Almeno per me, dissotterrare una storia che già esiste, avere il privilegio di scoprirla mentre la scrivo, trasformare una materia informe in parole e fermarle sulla carta, è una sensazione è più forte e bella e giusta di quella che proverei progettando un romanzo con righello e goniometro, controllando ogni aspetto della storia, inventando i personaggi secondo le necessità della vicenda, decidendo snodi e colpi di scena, ideando la trama da cima a fondo… tutte cose che a conti fatti non saprei fare. Ma nonostante questo, la sensazione che provo non è quella di andare a caso, ma solo di vedere emergere la storia via via che la scrivo. E quanti personaggi trovo lungo le pagine che immagino siano delle comparse, e invece restano accanto a me e si prendono a loro piacere tutto lo spazio che vogliono, a volte diventando dei veri e propri protagonisti. Da dove spuntano? Quando ero ragazzo pensavo che i grandi scrittori sapessero già tutto del romanzo che si accingevano a scrivere, e che non procedere in questo modo fosse da scrittorucoli senza arte né parte. Non volevo dire a nessuno che a me succedeva di cominciare un racconto o un romanzo avvertendo soltanto l’atmosfera in cui si svolgeva, sapendo solo vagamente in che direzione stavo andando, senza conoscere quasi nulla del percorso e del finale, avendo di continuo delle sorprese, fidandomi dei personaggi e della storia stessa, ma sempre con la netta sensazione di seguire un filo invisibile, una rotaia che mi si rivelava durante il viaggio, o come se in mare aperto remassi con convinzione verso un’isola lontana senza sapere cosa avrei vissuto durante la navigazione… E riempivo quaderni interi di riflessioni su quello che provavo scrivendo, e sulla misteriosa apparizione delle storie nella punta della mia penna. Poi durante le mie letture ho scoperto che invece molti grandi scrittori vivevano la mia stessa sensazione. E così alla fine ho cominciato a dirlo anche io: scrivendo navigo a vista.