Il mondo più consueto dello scrittore è la solitudine, una solitudine popolata di personaggi che vivono la loro storia, una solitudine necessaria e desiderata, indispensabile e piacevole. Forse anche una sorta di esorcismo contro la vera solitudine, che non è certo quella dello scrittore. Nel momento della scrittura non si desidera nulla di diverso da quella beata solitudine affollata di umanità.
Una solitudine inevitabile, il risultato di una volontà di solitudine. Si è soli davanti a un foglio bianco (oggi allo schermo di un computer), e ci lasciamo coinvolgere da storie inaspettate che ci avvolgono e ci trascinano via. Al tempo stesso, scrivendo in solitudine ci teniamo lontani dalla "vera" solitudine, magari anche dal disagio della vita, entrando in immaginari mondi incredibilmente reali e veri, nei quali ci troviamo meglio che in qualunque altro luogo. La storia che stiamo scrivendo (vale anche per la lettura) è come un cavallo sul quale saliamo "da soli" per farci portare altrove.
Scrivere è un viaggio solitario perché è sempre e comunque un momento di solitudine, perché si scrive da soli, fisicamente da soli, eppure lo scrittore non si sente mai solo. Si tratta di una solitudine profonda, anche se apparente. Una solitudine reale e al tempo stesso illusoria… insomma è difficile definirla (anche se mi piace provarci), perché è una solitudine del tutto unica e speciale, che si prova soltanto quando si sta scrivendo una storia. Probabilmente dovrebbe essere inventata una parola apposta per definire questa solitudine che è una "non solitudine", impossibile da provare in ogni altro momento della vita che non sia il momento della creazione.
Forse l’unico esempio possibile, ma solo per gioco, senza la pretesa di descrivere veramente quella condizione, può essere l’immagine di un individuo invisibile che si muove in mezzo a una città popolatissima e si guarda intorno con grande curiosità… perché gli scrittori, oltre a essere archeologi, alchimisti e artigiani, sono anche dei grandissimi spioni, e lo vedremo nella prossima puntata, appunto alla parola "spiare".