REDAZIONE FIRENZE

La crisi del Maggio Non solo scontrini La procura indaga anche sul maxi buco

La guardia di finanza ha acquisito i conti della fondazion alle prese con un debito di 51 milioni di euro. Nel 2013, ai tempi del commissario Francesco Bianchi, il passivo era di 35

La crisi del Maggio Non solo scontrini La procura indaga anche sul maxi buco

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Le spese del Sovrintendente Pereira, per cui è stata aperta un’inchiesta in cui si ipotizza il reato di peculato, non sono l’unico fronte che interessa alla procura. Perché dopo mesi di indagini e numerose acquisizioni di carte da parte della guardia di finanza al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, alla fine, è l’intero “buco“ che affligge - non da ora - la fondazione ad essere oggetto di ulteriori approfondimenti.

E i 60mila euro contestati a Pereira, spese che il sovrintendente giustifica - anche nel recente interrogatorio con il pm Christine Von Borries - con la costante ricerca di sponsor e finanziatori per l’attività del Maggio, rischiano di essere bruscolini, rispetto alla voragine che si manifesta nei conti.

Del resto, non è un mistero, come emerso anche in una recente commissione di Palazzo Vecchio, che i debiti del Maggio ammontino a 51 milioni. Anche se Pereira, in quella sede, ha puntualizzato anche che al suo arrivo ne aveva trovati 65, con il segno meno.

Del resto, il Maggio che annaspa non è una novità. Già nel 2013, dopo un decennio nero, era arrivato un commissario (Francesco Bianchi, fratello dell’avvocato Alberto).

Già allora, il buco era cospicuo: 35 milioni.

Il passivo è andato ingigantendosi, tanto che oggi il disavanzo ha preso dimensioni più grosse. Per fronteggiare la situazione, è stato varato un piano di risanamento che prevede la riduzione di 800mila euro all’anno di indebitamento, per dodici anni. Ma non bastano a colmare il passivo.

C’è poi il capitolo, non secondario, dei 35 milioni di euro statali. Sempre il sovrintendente, in Palazzo Vecchio, ha ammesso che parte di quei soldi viene utilizzata per il pagamento di stipendi e fornitori, un “autoprestito“ per fronteggiare le spese correnti.

Ma sono soldi, secondo Pereira, "che un giorno, non ben definito, dovranno rientrare nel patrimonio del Teatro", anche se, su questo punto, il direttore amministrativo Enrico Maria Peruzzi - presente anch’egli a riferire in commissione - ha precisato che Pereira "si è assunto questa responsabilità per mandare avanti il Teatro".

Se non ci fossero stati quei soldi, non ci sarebbero stati fondi sufficienti per coprire i costi di gestione?

"I costi di produzione dovrebbero essere coperti da biglietteria e sponsor, ma così non sta accadendo", ha spiegato Peruzzi. Se fosse un’azienda, ci sarebbe il rischio fallimento. Ma il Maggio Musicale è una fondazione di diritto privato, che riceve finanziamenti pubblici, ma vende anche spettacoli e riceve sponsorizzazioni.