
La Cgil interviene sui dissidi interni alla Multiutility toscana, sottolineando l'importanza di un approccio non solo finanziario ma incentrato sulla qualità del lavoro e dei servizi. L'allargamento del progetto potrebbe coinvolgere nuovi territori, ma suscita preoccupazioni e divergenze tra i comuni coinvolti.
"I dissidi interni al management non mettano in discussione un progetto potenzialmente strategico per lo sviluppo futuro della Toscana, la qualificazione del lavoro, la sostenibilità delle tariffe e la qualità dei servizi erogati". Sulla Multiutility dei servizi toscani scende in campo anche la Cgil. Netta la presa di posizione, tutta incentrata sul processo di allargamento: "Di grande importanza - spiega il segretario Berni - la posizione espressa dalla maggioranza dei Comuni soci di rinunciare alla collocazione in Borsa.
Occorre un soggetto pubblico che guardi alla qualità del lavoro e dei servizi, e non a logiche puramente finanziare. È necessario discutere di un piano industriale e degli investimenti estendendo il ragionamento agli altri territori".
Operazione tutt’altro che scontata allargarsi a pezzi di territorio oltre la Toscana centrale. A sposare la creatura Multiutility in prima battuta sono stati i comuni - in ordine di quote - di Firenze, Prato, Pistoia e Empoli (province annesse), mosse dall’intento di investimenti a beneficio dei cittadini e tariffe su acqua, energia e rifiuti a prezzo quanto più contenuto.
L’allargamento, sulla carta, potrebbe partire da Siena e Arezzo, passando da Grosseto. Territori, tutti, che registrano, osservano l’evolversi con preoccupazione date le continue fibrillazioni.
In un secondo momento, il processo potrebbe riguardare la costa, con Livorno e Pisa. Quest’ultima, però, caldeggia uno scorporo del settore idrico. Voluto tanto dal sindaco Conti che dal Pd.