Kata, 9 mesi dopo si riparte da zero. La Procura torna al primo giorno

Il capo Spiezia risente personalmente alcuni testimoni: tra questi Isabel, la donna che ha visto per ultima la bimba il 10 giugno

La piccola Mia Kataleya, scomparsa il 10 giugno dell’anno scorso

La piccola Mia Kataleya, scomparsa il 10 giugno dell’anno scorso

Firenze, 11 marzo 2024 – Nove mesi senza Kata. E mentre Renzi, dal pulpito della Leopolda, cannoneggia verso la Procura, la procura ricomincia da capo. Il procuratore capo Filippo Spiezia, che non era ancora insediato a Firenze quando, il 10 giugno dell’anno scorso, la piccola scomparve dall’ex hotel Astor occupato, si è preso personalmente in carico l’indagine. Assieme ai carabinieri, sta espletando ulteriori accertamenti e risentendo alcuni testimoni.

Tra le persone che potrebbero portare un po’ di luce nelle ombre del giorno della scomparsa, c’è anche la donna, madre dell’amichetta di Kata, che è stata l’ultima a vedere la bimba. Isabel è un personaggio a suo modo chiave, nell’intricato sottobosco di questa vicenda. E volente e nolente, è entrata più volte, in tempi e modi diversi, nelle indagini che finora non hanno portato a nulla.

La donna fu una delle prime a essere sentita dagli inquirenti perché, in quel pomeriggio ancora pieno di buchi temporali, pareva davvero l’ultima ad aver visto la bimba. Mentre i due zii - quello materno Abel e quello paterno Marlon - affermano di trovarsi nelle rispettive stanze, perdendo così di vista la piccola che, in assenza della madre Katherine, erano loro ad avere in custodia, Kata stava giocando con la figlia di Isabel. Una bambina della sua stessa età, molto simile a lei anche come fisionomia. Tanto che, tra le tante ipotesi che furono suggerite ai magistrati Christine Von Borries e Giuseppe Ledda, i genitori della piccola scomparsa ipotizzarono anche lo scambio di persona. Ma uno scambio di bambina presupporrebbe comunque una vendetta nei confronti di qualcuno.

E qui il babbo di Kata, Miguel Angel Romero Chicclo - ristretto in carcere il 10 giugno dell’anno scorso, come lo è oggi - fornì agli inquirenti una delle tante piste: il regolamento di conti per la partita di droga persa da un trafficante di droga con cui Isabel divideva un appartamento, due anni or sono, quando ancora l’hotel di via Maragliano non era stato ancora occupato. In seguito a questo spunto, sono state avviate delle rogatorie in Perù, per sentire i protagonisti di questa vicenda, rimasta però su un binario morto.

Quella di Spiezia sembra la mossa di chi non si vuole arrendere davanti a un’indagine che finora, nonostante le imponenti risorse messe in campo, non ha portato a nulla, o quasi. E’ stato mandato all’archiviazione lo stralcio che vedeva indagati (con i due zii) tre occupanti dell’Astor che il 10 giugno lasciavano la struttura con due trolley e un borsone: dentro quelle valigie non è stato trovato il dna di Kata. I due fratelli dei genitori della piccina restano iscritti sul registro degli indagati, ma finora, secondo quanto è dato sapere, non sarebbe emerso nulla rispetto a un loro coinvolgimento nel rapimento della bimba.

L’unico processo che certamente si farà è invece quello per il cosiddetto racket delle camere, il presunto mercato nero condito da estorsioni che avrebbe condotto il “clan“ peruviano di cui farebbe parte lo zio materno di Kata, Abel. Con lui, imputati altri tre connazionali, tra cui Carlos, quello che si faceva chiamare il “dueno“ (padrone) dell’Astor.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro