
Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana Centro e Costa al Future For Fashion 2025
Innovare una filiera, quella della moda, sempre più in crisi. E’ il messaggio che arriva da Future For Fashion 2025, evento organizzato da Confindustria Toscana Centro e Costa e il Centro Firenze per la Moda Italiana, con il supporto di CDP – Cassa Depositi e Prestiti e Kering per spingere sul confronto e la riflessione fra i soggetti del comparto. Il risultato è stato un decalogo con raccomandazioni per rafforzare competitività e leadership del sistema moda. All’evento ha preso parte anche il presidente della Toscana, Eugenio Giani, che ha rilanciato la necessità di una formazione qualificata per rilanciare il settore. "Se giro per gli stand di Pitti in questi giorni - ha aggiunto Giani - la richiesta che mi viene fatta è quella di personale qualificato, perché per imporre il prodotto sul mercato quello che viene a mancare, anche col passaggio generazionale, sono quelle persone che avevano dimestichezza con quello che è il tessuto, la sua produzione, la sua lavorazione. Per questo serve un grande investimento sulla formazione e un grande investimento sulla tecnologia che, attraverso il supporto pubblico, può favorire dei processi di assoluta razionalizzazione e impegno rispetto agli insediamenti che avvengono".
E in effetti lo studio strategico, compilato in collaborazione con TEHA Group presenta artigianalità e capacità di innovare come gli ingredienti per rimettere in piedi il comparto moda che dopo il rimbalzo post-pandemia, sta affrontando una congiuntura negativa caratterizzata da instabilità geopolitica, tensioni macroeconomiche e trasformazioni strutturali nei modelli di consumo.
"Questo Paese deve investire di più sul futuro del fashion – ha detto Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana Centro e Costa – perché è un’industria unica e strategica. È un capitale sociale dell’Italia. Che fa miliardi di valore; dà lavoro e benessere a centinaia di migliaia di famiglie; offre prospettive per i giovani talenti. Qui il percorso è obbligato: noi dobbiamo puntare sul nostro ‘saper fare’. E sul nostro posizionamento in quei settori che rappresentano al meglio il nostro stile di vita; ma che hanno anche una forte consistenza economica e sociale. A Firenze la Moda vuol dire 6mila 300 unità produttive e 42mila posti di lavoro". Per lo studio, l’adozione di tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale sono fondamentali per migliorare l’efficienza operativa e la resilienza delle filiere. Ma serve anche spingere sul Made in Italy come uno dei fattori positivi del rilancio. L’obiettivo dovrà essere raggiunto dando supporto alle piccole e medie imprese, e riattivando anche brand storici del territorio.