
I coordinatori Galletti e Quartini dovranno trattare coi dem: il 60% degli iscritti è pro alleanza. Restano le distanze su grandi opere e infrastrutture. La sanità? "Rivedere Asl accorpate e governance".
di Francesco Ingardia
Sarà anche "lacerata e dilaniata", ma la base degli iscritti del Movimento 5 Stelle in Toscana ha deciso. In 1538 hanno voluto il campo largo col Pd alle regionali del 12 ottobre, circa il 60% rispetto ai 2.568 votanti sui 5.202 aventi diritto. I dem, nel tardo pomeriggio, già avevano la testa alla direzione di qualche ora dopo in via Forlanini. Eugenio Giani si è detto subito "soddisfatto". "Bene i 5Stelle in coalizione", l’esultanza dei vertici di Avs, Dario Danti e Filiberto Zaratti, prima di lanciare la prossima sfida: la discussione sul programma. Che, quindi, passerà anche dalla sottoscrizione di un accordo "chiaro", nero su bianco, tra 5Stelle e alleati. I coordinatori Galletti e Quartini adesso hanno il mandato dal basso di verificarne le "condizioni". Un’impresa forse ancor più difficile di quella del perimetro partitico mettersi a trattare con il Pd e con il polo dei centristi.
Perché facendo le pulci agli "obiettivi non negoziabili", i 5Stelle sottintendono non tanto un rinnovamento, quanto una discontinuità pura rispetto ai provvedimenti portati a casa in cinque anni dalla giunta Giani. Giusto, il governatore uscente, senza che gli schleiniani battessero ciglio, ha mostrato sensibili aperture sui cavalli di battaglia dei contiani. Dal reddito di cittadinanza regionale al salario minimo garantito, votato a braccetto in Consiglio insieme al Testo Unico sul Turismo e fine vita. Lo stesso non può dirsi per il Defr o il Piano Rifiuti. E sulla Toscana Diffusa cara a Giani? Astensione. Poi, sul resto dei 20 ’comandamenti’ le distanze ci sono eccome. Sulle grandi opere il M5s è netto: "Revisione complessiva dell’attuale strategia di sviluppo incentrata sull’estensione dell’aeroporto di Firenze Peretola in favore di un modello più sostenibile". A corredo, la trasformazione del Parco agricolo della Piana in parco regionale. Per non parlare della Multiutility: "Occorre abbandonare - si legge nel documento - l’attuale modello per favorire forme di gestione in house al fine di garantire il maggior contenimento delle tariffe" tramite un controllo da parte degli enti pubblici locali sulla gestione del servizio. A partire dall’acqua pubblica, la cui gestione deve tendere al "sociale", senza finalità lucrative. Un impianto che non fa rima con la formula mista (70% pubblica, 30% privata) a cui Ait sta pensando per il bando di gara relativo alla concessione del servizio idrico integrato.
Il Piano cave? Da "rivedere". Quello dei rifiuti? Pure, e persino "integralmente" a favore del protocollo “Zero Waste“. Il rigassificatore di Piombino? Da "chiudere", senza se e senza ma. Il raddoppio ferroviario Firenze-Pisa e il collegamento veloce dal capoluogo all’aeroporto Galilei chiudono il comparto delle grandi opere. Insieme al "no" alla stazione Medio-Etruria. Basta, senza specificare come, "valorizzare le stazioni di Arezzo e Chiusi-Chianciano".
Sull’ambiente, per i 5s, non si scherza e non si specula. Dietrofront, ritorno alla legge Marson e stop al consumo di suolo. La Toscana, dicono, è la seconda regione italiana con il 26% della popolazione a rischio alluvione. Con punte, fronte dissesto idrogeologico, di 31 e 38 per Carrara e Massa. La ricetta? Il riconoscimento del "valore della copertura vegetale nella risposta alla crisi climatica". E poi, raffica di bonifiche, specie sulle aree Keu, potenziando Arpat e creando una authority ex novo indipendente che le attui, specie nelle zone contaminate Sin/Sir. L’arma segreta dei pentastellati sono le Cers (Comunità energetiche rinnovabili e solidali): uno strumento "libero da interessi speculativi" per abbattere i costi energetici.
Ma è sulla sanità che il M5s rispolvera il piccone per il “ritorno al futuro“, partendo da una "nuova governance". Ecco il decalogo: reinternalizzazione dei servizi non sanitari, rivalutazione delle aree periferiche in cui sono stati chiusi o ridimensionati gli ospedali (Elba, Lunigiana, Volterra, Piombino, Amiata), rivedere "in modo sostanziale la collaborazione con il privato", rinforzare la medicina di prossimità e l’assistenza al domicilio, predisporre il piano triennale delle assunzioni, rendere operativo il fascicolo sanitario elettronico e pienamente funzionali le Case di comunità. Il ritorno alo schema ante 2015 con la riforma del governo locale della sanità. Tradotto: superamento delle tre Asl accorpate e niente più accentramento nelle mani dei super direttori generali.