Francesco
Gurrieri
La Facoltà di Ingegneria a Firenze ha maturato i suoi cinquant’anni. Così per volontà e pertinacia di Franco Angotti (emerito di Scienza delle Costruzioni, preside e coordinatore della commissione nazionale ‘strutture in cemento armato normale e precompresso’) e di altri colleghi, ne è scaturita una bella pubblicazione che ne raccoglie la preistoria, la storia e l’attualità; non trascurando nemmeno i tanti anni in cui a Firenze c’era solo il biennio preparatorio, costringendo gli studenti a portarsi poi al Politecnico di Torino, a Bologna o a Pisa per terminare il triennio conclusivo. Dopo un’utile presentazione di Luigi Dei, la storia dell’ingegneria a Firenze viene ripercorsa cronologicamente nel suo divenire; in particolare con la nascita del Collegio Architetti e Ingegneri in un saggio di Ferdinando Rossi che ne evoca il fondatore (Ubaldino Peruzzi) e la prima sede in via della Mattonaia. Importante fu l’impegno di Enzo Ferroni, che si fece carico dell’istruttoria per l’attivazione della facoltà di ingegneria a Firenze. Particolarmente estesa la ricerca storica sull’attuale sede di via Santa Marta, quale trasformazione e integrazione della preesistente Villa di Montughi. Ma una nota davvero singolare ricorda la presenza di Enrico Fermi che, laureatosi a Pisa alla Scuola Normale nel 1922, fu docente di fisica due anni dopo a Firenze, chiamato da Antonio Garbasso, direttore di Arcetri (e sindaco di Firenze). Qui Fermi approfondì gli studi di statistica quantistica che lo avrebbero portato al Nobel nel 1938. Insomma, un volume che segna un punto fermo sull’innesto degli studi di ingegneria nella nostra città, di cui dobbiamo esser grati, in particolare, ad Angotti, Frosali, Pelosi e Pierini. Un grazie particolare a Massimiliano Pieraccini per la sua preziosa nota su Enrico Fermi e il suo insegnamento a Firenze, una bella notizia finora pressoché sconosciuta.