"Il poliziotto è fuggito dopo lo scontro"

La conferma della Municipale. Rischia l’accusa di omessa assistenza

La polizia municipale (nella foto a destra il comandante Casale) è chiamata a chiarire quanto accaduto

La polizia municipale (nella foto a destra il comandante Casale) è chiamata a chiarire quanto accaduto

Firenze, 21 aprile 2018 - Omessa assistenza: è il reato individuato dai vigili urbani circa l’incidente stradale di venerdì dopo le 9 in via Perfetti Ricasoli, causato – secondo le prime ricostruzioni – da un funzionario di polizia passato col rosso. Nell’urto tra una Clio bianca e una Fiat 500 è rimasta ferita C.B., donna di 50 anni. Ieri il comandante dei vigili, Alessandro Casale, ha spiegato la vicenda: «La targa della Clio si è staccata, è stata ritrovata a poca distanza. L’auto è cointestata a due persone, il funzionario e il figlio. Abbiamo sentito il primo ieri. Era alla guida. Si configura così l’omessa assistenza». Ovvero l’obbligo di un utente della strada di assistere chi ha subito danno alla persona in un incidente ricollegabile al suo comportamento; un reato punibile con la reclusione da uno a tre anni e come sanzione accessoria, con la sospensione della patente da 18 mesi a 5 anni. «Oggi (ieri, ndc) o più probabilmente lunedì – continua Casale – invieremo in procura la notizia di reato. Per questa ipotesi procede d’ufficio, non a querela di parte».

Il presunto responsabile è già indagato?

«No, è la procura che iscrive la persona per il reato in ordine al quale vorrà procedere. Solo allora la persona diventerà indagata».

Le lesioni?

«Sappiamo che la signora sta poco bene, che dovrà fare dei controlli. Le lesioni stradali possono essere lievissime, lievi, o gravi. Sotto i 40 giorni di prognosi non si procede d’ufficio, ma su querela».

Con 20 giorni di prognosi?

«Termine indicativo del fatto che la prognosi potrebbe arrivare a 40 giorni. Ma adesso procediamo solo per omessa assistenza».

L’uomo è andato a casa della donna ferita mentre lei era ancora in ospedale. Ormai identificato,voleva fare il Cid, a ogni costo. Cosa configura tale atteggiamento?

«Niente d’illecito. Il codice delle assicurazioni private prevede che le persone coinvolte in incidenti cerchino di fare la constatazione amichevole di incidente, efficace verso l’assicurazione per ottenere il risarcimento del danno».

Intanto la questura aspetta l’esito degli accertamenti per eventuali provvedimenti disciplinari. Racconta G.M., 55 anni, ristoratore, compagno della signora ferita: «La mia compagna mi ha chiamato subito, era ancora dentro la macchina, la 500. Piangeva: “Corri, sono scoppiati gli airbag e non c’è nessuno“. Ero in Versilia, ho chiamato mio fratello perché andasse sull’incidente. Ho saputo le notizie da lui. Più tardi, nel pomeriggio mi ha telefonato la mia suocera Paola, 80 anni. Era in casa a Sesto da sola: “C’è qui la polizia – mi ha detto – dicono che ci sono documenti da firmare». Io pensavo che fossero i vigili, per i rilievi, per i dati personali. Le ho detto di passarmi il poliziotto. Lui si presenta, mi dice “Mi trovo in questa spiacevole situazione, io che devo difendere le persone. Mi scuso, non mi sono accorto di niente, poi sono tornato indietro, però non c’era più nessuno...“. Io ho detto che non ero d’accordo ma lui ha insistito: “Il Cid, bisogna farlo, così la signora incassa quello che deve incassare dalle assicurazioni e tutto si sistema“. Ma la mia compagna era ancora in ospedale dove tornerà oggi per gli esami: ha due costole rotte, o incrinate. Così ho detto no: macché Cid, la questione passa ai legali. Lunedì vedrò il mio avvocato».

giovanni spano

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