Incendio di notte al Cas di Novoli. Vendetta al centro di accoglienza

Quattro ragazzi tunisini hanno appiccato il fuoco in un centro per minori stranieri non accompagnati a Firenze, causando evacuazioni e danni. Un atto di vendetta per controlli antidroga.

Hanno prima dato fuoco a pezzi di legno e stracci, per poi gettarli su un materasso trascinato fino all’interno della cucina, con l’obiettivo di dar vita a un incendio. È successo verso mezzanotte di mercoledì all’interno del centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati di via Novoli. Un atto sconsiderato che ha causato una nube di fumo densa e irrespirabile, costringendo gli operatori ad evacuare lo stabile. Quattro ragazzi minorenni di nazionalità tunisina, di età compresa tra 16 e 17 anni, sono stati denunciati perché ritenuti i responsabili, mentre un quinto si è dato alla fuga facendo perdere le tracce prima dell’arrivo della polizia. Sul luogo sono interventi i vigili del fuoco per spegnere le fiamme, e nessuno è rimasto ferito. Nel far uscire personale e ospiti dalla struttura, uno degli operatori è rimasto bloccato all’interno per pochi minuti, riuscendo poi a mettersi in salvo. Il centro di accoglienza rientra in quei porgetti denominati ’Gruppi appartamento per adolescenti e giovani’, ovvero piccoli nuclei di poche unità di ospiti – quello di Novoli a pieno regime conta otto ragazzi – con un passato turbolento, fatto di traumi troppo profondi, dipendenze da alcol o droghe. Lì vengono seguiti passo passo da esperti del settore, criminologi, psicologhi e operatori che coprono tutta la giornata. Perché questo gesto, allora? Per vivere all’interno di questa comunità, ci spiegano, si deve rispettare delle regole: non si può fumare, portare all’interno droghe o oggetti rubati e via dicendo. Quella di mercoledì sera, secondo le prime ricostruzioni, sembra essere una sorta di vendetta: a inizio settimana la società che gestisce la struttura ha segnalato alle forze dell’ordine il consumo di stupefacenti da parte degli ospiti, innescando una mini retata nei confronti degli stessi giovani che hanno appiccato poi il fuoco.

Pietro Mecarozzi